Non dà requie, questa stagione estiva, questo luglio duemilaquindici: troppo calda, troppo il sudore che scende lungo il corpo, e ti ricopre togliendoti il respiro.
Non hai requie, non trovi pace: le parole dei libri che cominci si confondono e ti stancano gli occhi, la televisione trasmette solamente vecchi film che hai già guardato innumerevoli volte, le chiacchiere per casa sono sempre le stesse; non hai voglia, non hai spazio, non hai più tempo.
Non dà requie questa lunga estate troppo calda, questa stagione inutile per le riflessioni, per i progetti. Ti trascini spossata da una stanza all’altra, dal divano alla sdraio sul terrazzo e si attorcigliano i pensieri, si ripetono le sensazioni senza pace, senza costrutto.
Soltanto a sera, quando si fa buio, una tiepida folata di vento ti dà un po’ di sollievo, qualche consolazione. Dalla pelle sale acre l’afrore del corpo accaldato, così ricerchi l’acqua di una doccia quasi fresca, il profumo delle viole… il pensiero che torna sui binari di un progetto, la speranza di riuscire a realizzarlo.
Guardi al buio, dalla finestra spalancata, i ricordi di altre estati meno torride, meno faticose; le luci delle case intorno risplendono e ti danno consolazione: non è ancora vuoto, il mondo, continua la vita nonostante questo sole nemico, nonostante l’aria bruciante.
Qualche stella, un cane poco lontano che abbaia alla calura, i grilli che non dormono. L’azzurro nero della notte rischiara per la luna piena che ti guarda incuriosita.
Passerà, questa stagione estiva che ti fiacca, questo luglio duemilaquindici che non ti dà requie e ti impedisce persino di pensare.
Ora non ti resta che uscire, a raccogliere con le mani la frescura di una notte pietosa.
Notte d’Estate
E’ una bella notte d’estate.
Tengono le alte case
aperti i balconi
del vecchio paese sulla vasta piazza.
Nell’ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi ed acacie
simmetrici disegnano
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit la luna, e sulla torre
la sfera dell’orologio illuminata.
Io in questo vecchio paese vo passeggiando
solo, come un fantasma.
ANTONIO MACHADO
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