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Notte di San Giovanni

Da Pamirilla



Notte di San Giovanni

 

Non ho una ricetta per tutto perché non c’è una ricetta per tutto e se per questo c’è io non la so.


Resto spettatrice davanti ad un dolore esploso come una furia, lo guardo impotente prendersi cuori scelti a caso e per niente formando onde violente di sola cattiveria. Si insinua nello spazio tra una lacrima e l’altra per alimentare dubbi e paure, cercare altre lacrime e strizzare via tutta la vita, tutta la gioia, tutti i sorrisi in boccio perché non resti più niente. Più niente.

E quel che penso è che purtroppo non sarà così: non resterà “niente” ma ferite profonde, cicatrici indelebili.

Guardo spettatrice quest’uomo tradito dalla vita che distrugge lentamente se stesso. Senza avere misura di quel che fa, del dolore che produce. Non ha potere di niente, ha potere su tutti; è come la fame e la sete. Non ricorda nessuna parola, nessun gesto gentile. È un uomo che spegne il dolore nelle carni più tenere ed indifese ogni volta che può.

Guardo una donna che più delle altre ha creduto e ceduto. Ha fissato a quell’uomo tutta la sua vita e ha voluto credere per forza che quel che pericolo che intuiva non fosse vero: ha voluto credere per forza che quello fosse amore. Ha tenuto stretta tra le mani una bolla e la chiamava amore proteggendola con forza. Invece è esplosa lo stesso ricoprendola di fango-disperazione , schiuma-rabbia, schegge di vetro e saliva.

E guardo infine una fanciulla, un fiore infinitamente bello e delicato che suo padre non ha la forza di salvare.
Lei è l’unica che sa dell’amore più puro e sincero ma la disperazione del suo carnefice non conosce parole, né gesti per lei e non riesce ad averne pietà. Vittima e carnefice stretti così, da un amore amaro, grande e gommoso. Stretti in abbracci pieni di spine.

Per nessuno di loro da ora la vita sarà più la stessa. Chi con le cicatrici vecchie e scarpe pesanti chi con ferite riaperte e il cuore schiantato chi con l’anima spezzata e paure nuove mai immaginate: ognuno di loro prende un nuovo cammino e pesterà dolore sperando che finisca prima o poi. O sperando niente o sputando rabbia.

E io sono spettatrice ma questo non è un film. Quello che è lo posso toccare, mi pulsa dentro e mi turba, mi commuove. Mi piange addosso ma sono impotente.
Non c’è nessuna ricetta, non ho nessuna ricetta.

Nella notte dal profumo di estate appena sbocciata giocolieri e musicisti incantano gli spettatori incatenandoli ai loro giochi di magia. Mangiafuoco, cantastorie ed equilibristi: il pubblico applaude.
Tra la folla ammassata in strada, nella Notte Bianca più lunga del mondo, si sciolgono le vite dei miei amici sporcando il marciapiede di un dolore liquido e scuro che nessuno vede e senza volere calpesta.


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