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Nove.

Da Volobasso
Nove.
È sempre tutto più grande di te, sempre.
Pugni, solo pugni, fin da piccolo. I tuoi nel vuoto, quelli degli altri dritti sul muso.
Poi hai pensato che di pugni sul grugno ci si poteva campare, dopotutto, il tuo amico torna dalla fabbrica con la schiena spezzata, senza dire una parola.
Tu, almeno, qualche destro a chi ti spezza la schiena potresti mollarlo.
Il sacco ha la faccia di tuo padre e forse, anche lui ha la sabbia dentro.
Un destro. Ride.
Ancora. Ride lo stesso.
Di nuovo, con tutte le tue forze.
Lui ride sempre e nel ghigno leggi bene le sue parole: “sei un fallito”
Poi succede che cresci, tra un naso rotto e il fiato corto.
Tua madre ha dentro quella poltiglia di sabbia e acqua marina con cui giocavi da piccolo al mare.
Cancro lo chiamano.
Se solo potessi prenderlo a pugni, ma non puoi, solo il sacco, solo tuo padre, solo te stesso.
Qualche anno in più e sai dove colpirà il tuo guantone prima ancora di pensarlo.
La folla, tanta.
Flash, tanti.
I battiti del tuo cuore, troppi.
Il tuo avversario è il campione del mondo.
È solo un uomo.
Non fa male.
Schiva, muovi le punte.
La tua testa che schianta al tappeto fa meno male del gancio che ti ci ha mandato.
1
Alzati.
2
Fallo per il sangue che hai sputato.
3
Fallo per le lacrime che hai versato
4
Fallo per lei che ti sta guardando
5
Fallo perché la ami.
6
Fallo perché non sei un fallito
7
Alzati.
8
Per quel cancro bastardo.
9
Per te.
Bene, la campana non ha suonato e tu sei in piedi.
Te la ridi, sono solo pugni, niente di più.
La vita colpisce più duro, sempre.

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