Novena di Natale
5 dicembre 2014 di Redazione
di Lorenzo De Donno
© Gianfranco Budano: Natale salentino
Capita di svegliarsi presto e male, con il silenzio che fischia nei timpani e con uno strano senso di agitazione.
La capacità di dare il giusto peso ai problemi ed alle preoccupazioni della vita vacilla, la notte ci ha illuso con un temporaneo oblio ma ci ha restituito alla realtà più indifesi e vulnerabili.
Poi, avviene qualcosa che rompe quella calma apparente. E’ come il suono confuso di pochi strumenti musicali che si accordano per una prova d’orchestra. Sono note che arrivano da lontano, si ricorrono giù nella strada, filtrano la foschia e fanno vibrare le foglie delle siepi, rimbalzano sulle pareti piatte dei condomini. Ti entrano in casa, scovando percorsi segreti, superando porte blindate e persiane sbarrate.
A momenti si distingue solo il battere di una percussione, in altri si sentono solo gli strumenti a fiato. Un fiato vero, che soffia bollente nei legni e si condensa fra le curve di ottone degli strumenti sorretti da mani gelate, benché protette da guanti inutili. Ma i musici sono ancora troppo lontani e la melodia tarda a comporsi. Ancora un paio di isolati. Poi, la piccola banda imbocca la strada di casa. Ed ecco che i suoni si disciplinano, si armonizzano nella nenia di una pastorale natalizia.
Sono note di dolcezza infinita che ti abbracciano di gioia e ti commuovono di malinconia. Sanno di carezze antiche, di coccole e di pigiami caldi, di sottane imbiancate di farina, di risvegli repentini e di arrampicate sui davanzali. Odorano di aghi d’abete e di resina di pino, di miele e di dolci fatti in casa. Brillano di luci colorate, di stagnole e di fili argentati.
Sono attimi da assaporare ad occhi chiusi, per farli durare a lungo, perché la banda sta per allontanarsi, con lo stesso passo veloce di quando è sopraggiunta, e fra poco le note della pastorale saranno sempre più lievi, fino al momento in cui, già in fondo alla strada, si udirà, ancora per qualche istante, solo il rullare del tamburo…