Magazine Diario personale
C’era JFK, c’erano l’URSS e la crisi dei missili sovietici a Cuba e c’era il disastro della Baia dei Porci, quando gli Stati Uniti imposero su Cuba un blocco totale, che nelle intenzioni doveva servire a piegare il regime di Castro. Di tutto questo oggi sono rimasti solo gli USA, l’embargo e Castro.
FIDEL E L’EMBARGO – Entrambi in discreta forma, anche se forse si spegnerà prima Fidel Castro, che ha lasciato il potere al fratello e che in questi giorni presenta una lunga autobiografia (circa mille pagine in due volumi) a raccontare una vita decisamente eccezionale. Il blocco o blqueo come lo chiamano sull’isola, è stato anche rafforzato nel 1996, con la legge Helms-Burton e continua ai giorni nostri, nonostante le ragioni teoriche della sua istituzione si perdano ormai nelle nebbie della storia.
IL CORTILE DI CASA - Ma Cuba è sulla porta degli Stati Uniti, una parte del “cortile di casa” teorizzato dalla dottrina Monroe troppo vicina alle cucine perché i bravi presidenti americani vi lascino prosperare una minaccia. Che Cuba non sia invece una minaccia per gli States è fuor di dubbio, tanto che sono gli States ad occupare una parte di territorio cubano con una base militare e non viceversa ed è altrettanto fuor di dubbio che ai presidenti americani, da Kennedy a Obama, della situazione dei diritti umani nell’isola non mai importato nulla. La presenza stessa della prigione di Guantanamo lo dimostra e riduce qualsiasi pretesa del genere al ridicolo. Tuttavia il “frame” narrativo dominante è questo: gli Stati Uniti mantengono l’embargo fino a che il regime cubano non farà riforme verso la democrazia e il rispetto dei diritti umani e civili.
QUESTIONI POLITICHE - Poi il regime quei progressi li ha fatti, ma non bastano e non basteranno, anche perché la questione dell’embargo contro Cuba è più una questione di politica interna americana che di politica internazionale. Sono i cubani fuggiti da Cuba e i loro discendenti che rappresentano una forza elettorale rilevante negli Stati Uniti e in Florida in particolare ed è per compiacere questa forza che da sempre i politici americani, in particolare quelli repubblicani, trattano Cuba con tale durezza
A CHE SERVE L’ EMBARGO – Un embargo che per la gente di Cuba ha avuto un prezzo economico, sociale e culturale molto elevato e che sicuramente ha rafforzato il regime castrista, che ha sempre avuto buon gioco a mostrarsi come unico difensore di un paese aggredito ingiustamente dal vicino onnipotente. Più o meno la stessa dinamica vista all’opera negli ultimi anni nei contronti del regime di Teheran, quando gli Stati Uniti trovano il nemico giusto, fanno di tutto per conservarlo in salute. Un embargo che è anche privo di paragoni nella storia, che mai ha registrato sanzioni tanto estese e di tale durata ai danni di un singolo paese, nemmeno i peggiori regimi sulla terra hanno mai subito una pressione del genere. Il tutto mentre gli USA che si sono battuti contro il regime cubano, hanno avuto modo e maniera di sostenere, e a volte poi abbattere, decine di dittature decisamente peggiori di quella castrista. Una dittatura che nonostante le difficoltà, è riuscita ad assicurare a tutti i cubani l’istruzione, l’alimentazione e la sanità pubblica, senza mai dover ricorrere ai grandi massacri registrati nei paesi vicini per conservare il potere. Traguardi sconosciuti alle dittature d’estrema destra che per decenni hanno devastato i paesi dell’America Latina, che non giustificano la repressione delle libertà individuali, ma che espongono perfettamente quanto l’embargo a Cuba sia una misura contro il popolo cubano e non un sacrificio richiesto alle imprese americane nel suo interesse.
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