PC
TESTATO SU
PC
Genere: Azione
Sviluppatore: Rail Slave Games
Produttore: KISS ltd
Distributore: Steam
Lingua: Inglese
Giocatori: 1
Data di uscita: 13/02/2014
Azione martellante e stile da vendere concentrati in una manciata di megabyte L'update ha risolto molti dei difetti, ma nel complesso si avverte una certa mancanza di rifiniture
Più economico di un panino Più breve di una pausa in bagno
//N.P.P.D. RUSH//- The milk of Ultraviolet è un titolo malsano, violento, difficile, da comprendere, da giocare, tanto criptico e delirante nella premessa quanto immediato ed indiavolato nelle dinamiche, ma che sa perfettamente dove vuole andare a parare e di quale videogiocatore intende catturare l’attenzione. Una singola sessione, fugace, fulminea, un massacro impietoso che si dissolve nel giro di una manciata di minuti tra gore gratuito e ruggiti di chitarra elettrica, per poi calare il sipario, vuoi per lo scadere del tempo, il termine dei punti vita, o dell’intera avventura, per poi ricominciare daccapo, neanche una schermata di high-score a testimoniare i propri progressi, prendere o lasciare, un concept punitivo proveniente direttamente dal gaming degli anni ’80, che riesce comunque a lasciare il segno grazie ad un’infrastruttura snella ed un battle system convincente.
Se questo articolo fosse stato pubblicato con qualche settimana di anticipo il nostro parere in merito al titolo Rail Slave Games non sarebbe stato certo così incoraggiante, anzi fino al rilascio del recente, massiccio aggiornamento, questo titolo aveva più le sembianze di un progetto realizzato in fretta e furia dopo una sbornia ef accantonato subito dopo, grezzo, legnoso, nonché snaturato da un grazioso bug legato al timer che negava il già carente tasso di sfida offerto da un pacchetto incompleto, per quanto dotato di un fascino particolare. Ma ora //N.P.P.D. RUSH//- The milk of Ultraviolet è risorto, e potrebbe meritare un posto nella libreria digitale di più di un appassionato: avrà superato la prova?
MA E’ QUELLO DELLA LOLA!
Unico elemento a non aver subito pesanti aggiustamenti dalla release originale, la storia in cui il gioco ci immerge è alquanto singolare, per non dire fuori di testa: nella decadente Nauseous Pines, metropoli collocata in un universo cyberpunk fermo ai mitici anni ’80, la popolazione è sotto il giogo del misterioso Ultra Violet e della sua potentissima droga, il NOX. Il nostro protagonista, un ex-tossicodipendente a cui sono stati amputati gli arti a causa degli effetti collaterali, è stato riabilitato e convertito per entrare a far parte di un corpo speciale delle forze dell’ordine, il cui compito, a bordo di moto iper-tecnologiche, è salvare quel che resta delle vittime della sostanza, trenta donzelle nel nostro caso. Il mezzo in dotazione presenta un arsenale di tutto rispetto per liberarsi delle creature che infestano le strade, ma anche un’autonomia estremamente limitata, pertanto dovremmo agire rapidamente per completare la missione ed arrivare allo scontro decisivo con Ultra Violet. In qualunque altro contesto l’incipit di NPPD di certo risulterebbe un tantino sopra le righe, ma considerato il periodo di riferimento, complici opere del calibro di Blood Dragon o Kung Fuhrer, una trama à la RoboCop infarcita di mutanti e traffici illeciti non desta certo il nostro stupore, anzi ne avremmo preferito un maggior sviluppo…
Sul versante ludico, possiamo classificarlo come un twin stick bullet hell in chiave free roaming, un mix intrigante, che rivela una formula di gioco prettamente arcade solida ed ostica al punto giusto… Forse un po’ troppo ostica ad essere onesti. L’obiettivo è facilmente intuibile: come da copione, dovremo raccattare tutte le pixellose fanciulle (l’icona dei bagni pubblici praticamente…), disperse lungo i cinque labirintici piani che compongono il quartiere cittadino, una lunga e dolorosa sequenza di corridoi ed incroci pullulanti di bestiacce particolarmente inclini alla violenza che ci attaccheranno a vista, spesso nascondendosi dietro angoli e cespugli o sparandoci contro nugoli di proiettili. Non avremo bussola, mappa o una qualunque forma di indicazione, tuttavia la struttura dei livelli è statica, dunque una volta memorizzati orientarsi diventa piuttosto semplice, inoltre potremo usare la scia di sangue lasciata dagli pneumatici a mo di filo di Arianna per segnare il percorso (soluzione macabra ma azzeccata invero). Il problema sta nel far coincidere le tempistiche ristrette imposte dall’orologio interno della moto (appena 5 minuti!) con un approccio funzionale ad uno shmup, in quanto prendersela comoda per eliminare i nemici in modo pulito ci costerà inevitabilmente il time up, mentre buttarsi a capofitto senza pensare equivale a perdere i 200 punti vita di stock in un batter d’occhio, specie considerando che non c’è lag tra un colpo subito e l’altro, ed ogni danmaku può potenzialmente danneggiarci all’infinito fintanto che resta nella nostra hitbox. Fortunatamente in soccorso del giocatore interviene il negozio, accessibile in qualunque momento dall’HUB, la cui interessante gestione delle risorse permette di sopravvivere nettamente più a lungo del previsto se si ha l’accortezza di sfruttarla correttamente. Denaro per tempo, tempo per salute, salute per denaro: i mostri abbattuti ci forniranno dei crediti, che potremo rifilare all’ingegnere corrotto per allungare la nostra permanenza di ulteriori 60 secondi, cifra analoga che spenderemo nel night club per una bella dose rigenerante, mentre se si è in vena di sfide si possono addirittura donare gli organi in eccesso al trafficante per ottenere immediatamente diecimila crediti, comodi per potenziare i parametri del veicolo, sebbene perderemo costantemente salute a causa dell’emorragia. Potendo insomma bilanciare i bisogni primari, il resto spetta all’abilità del giocatore, ed in //N.P.P.D. RUSH//- The milk of Ultraviolet ne serve parecchia per evitare un game over prematuro: un sistema di controllo abbastanza legnoso, location claustrofobiche e pattern semplici ma molto fitti caratterizzano ogni istanza del gioco, assicurando un’esperienza intensa e mesmerizzante, che rigiocheremo volentieri fino al suo completamento, salvo rage quit dovuti a frustrazione o occhi doloranti a causa dei fondali psichedelici, fattore che giustifica in parte la longevità media di 10, massimo 15 minuti, istanti che sembrano durare un’eternità vista l’intensità dell’azione, ma comunque veramente poco, anche per gli standard del genere.
Dal punto di vista tecnico, //N.P.P.D. RUSH//- The milk of Ultraviolet è un gioiellino, almeno concettualmente: la pixel art “sporca” si sposa alla perfezione con lo stile retrò e l’impostazione cruda degli scenari, tra gore e rottami, in contrasto coi fondali colorati e sparaflashosi, inoltre adoriamo i bordi dello schermo deformati, che assieme al filtro adottato contribuisce a dare l’idea di un’immagine proiettata attraverso un vecchio tubo catodico, soluzione brillante; nessuno rimpiangerà invece i fastidiosi pop-up della “beta” e le noiose pseudo-schermate di caricamento camuffate da light gun shooter, che spezzavano continuamente il ritmo senza motivo. Un plauso infine alla colonna sonora heavy metal (cinque tracce in tutto, una per piano), una gioia per timpani, infervoranti e “potenti” quanto basta da scatenare headbanging profuso, nonché particolarmente in linea con l’atmosfera scanzonata del titolo.
IN CONCLUSIONEAnche dopo il corposo aggiornamento, //N.P.P.D. RUSH//- The milk of Ultraviolet resta un titolo di nicchia, con diverse imperfezioni qua e là, prime fra tutte una longevità virtualmente inesistente ed un livello di difficoltà a tratti troppo fiscale, ma la scarsa accessibilità non deve necessariamente essere vista come un difetto. Come accennato in apertura, si tratta di un gioco complesso da inquadrare e come tale richiama a sé una cerchia elitaria di appassionati che andranno oltre i difetti elencati e riusciranno a godere di un'avventura unica nel suo genere, quel poco che riusciranno a campare s'intende; o si ama, o si odia, improbabile trovare mezze misure. Nel nostro caso, la produzione Rail Slave Games è riuscita a regalarci diverse ore piuttosto divertenti, pur contando i successivi mal di testa, e sebbene avremmo molto da obiettare su alcune scelte di design, risulta difficile criticarlo una volta entrati nella sua ottica... Ok, forse il discorso si è un po' perso per strada, ma se non avete idea di cosa stiamo parlando e avete dubbi se possa piacervi o meno, dategli una chance, su Steam e Desura potete reperirlo a prezzi ridicoli, ed un trip a ritroso negli anni '80 non si rifiuta mai, specie se condito da azione sparacchina e temi che definire suggestivi è un eufemismo. ZVOTO 7