Davvero niente male la lettura del romanzo d’esordio di John Edward Williams, l’oramai conosciuto e stimato autore di Stoner.
Questo Nulla, solo la notte è datato 1948 e rappresenta un classico esempio di letteratura americana, un richiamo forte ad atmosfere ed ambientazioni tipiche di essa.
Trama non particolarmente originale, ma comunque interessante ed appassionante, fermo restando una certa sensazione del già visto.
Un protagonista con sbalzi di personalità e un passato difficile che non vuole saperne di restare chiuso nel cassetto della biancheria.
Un libro che si pone a metà strada tra Il giardino segreto, film del 1949 con una tragedia famigliare per lungo tempo tenuta nascosta ai giovani nipoti, e Il bar delle grandi speranze di J.R.Moehringer ben più recente.
Una classica famiglia americana nella quale improvvisamente tutto si disintegra, con un padre che sparisce e un figlio cresciuto con una macchia che non riesce a pulire se non con una vita deprimente combattuta con alcool e vizi vari.
Una depressione latente che nasconde rimpianti non troppo soffocati:
Ecco qual è il momento più bello della vita, quando sei molto giovane, quando la vita è una semplice, perfetta successione di giorni dorati.
Leggendo questo libro si respira quel profumo di hotel e bar non necessariamente di basso ordine tipico dei classici americani.
Poche sono le cose in comune con il romanzo Stoner che ad esempio vede il protagonista trovare la propria collocazione in quel mondo che fino ad un certo momento gli era parso così estraneo, se non ostile.
Qui invece Arthur trova ben poche soddisfazioni ed è evidente il percorso dell’autore che da questa prima esperienza compie un lungo viaggio letterario che lo porterà a dare il meglio di sé con una trama molto diversa da questa.
Il bello della lettura consiste nel vivere tante storie, nell’immedesimarsi in personaggi fantastici, ritrovarsi proiettati in avventure incredibili oppure semplicemente vedere le cose da un punto di vista differente dal solito.
Ogni tanto però succede qualcosa di particolare: si trova una pagina o un piccolo paragrafo che ci fa provare fisicamente sensazioni reali.
È un fenomeno talmente soggettivo che ben difficilmente si può spiegare e ancor più difficilmente comprendere; impossibile poi ritrovarlo nuovamente rileggendo le stesse frasi, trascorsi anche solo pochi istanti.
Forse sto parlando del fenomeno più soggettivo che possa esserci nella lettura, come pure nell’espressione di una qualsiasi altra arte.
Questo libro rimarrà impresso nella mia memoria grazie ad un particolare momento le quale la sensazione di ubriachezza è sembrata davvero reale.
Una sensazione astratta e concreta allo stesso tempo.
Verosimile.
Fuggita poco dopo.
E mai più tornata neppure rileggendo la stessa parte cercando di ricreare le stesse condizioni.
Detto ciò, il messaggio del libro sta tutto in un pensiero del protagonista:
Come siamo soli. Come siamo soli, sempre.
Comunque sia e ovunque tu sia, caro John Edward Williams, un segno Nulla, solo la notte me lo ha lasciato.
Tempo di lettura: 3h 43m