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Nuoto, ciclismo e sci alpino

Creato il 20 dicembre 2010 da Federicomilitello

Il momento non felice del nuoto italiano ed il trionfo della Bronzini; anno di transizione nello sci
Terminati i Campionati Mondiali in vasca corta di nuoto, è il tempo delle considerazioni. La prima è inquietante: il mondo viaggia a velocità tripla rispetto alla nostra. I tecnici italiani sono rimasti ai tempi di Rosolino e Brembilla, senza comprendere che nel frattempo questa disciplina si è evoluta ed è mutata radicalmente. Ora tuffo e virate condizionano per il 70% una gara ed in questi fondamentali i nostri atleti (tranne Scozzoli che viene seguito da un allenatore ungherese...) paiono vivere nella Preistoria. Urge un repentino cambio di rotta per non sprecare tutti i risultati fenomenali ottenuti nel decennio appena concluso e non tornare all'anonimato degli anni '90. Federica Pellegrini ha rotto il rapporto con Stefano Morini e probabilmente si affiderà ad un tecnico straniero: questa può essere la strada giusta, che la stessa Federazione dovrebbe prendere in considerazione per il resto della squadra. Occorre confrontarsi con idee innovative e funzionali ad un progetto di crescita piuttosto che barricarsi nelle proprie obsolete e superate convinzioni. Insomma, serve una ventata di novità nell'ambiente acquatico tricolore, un cambio di preparazione che porti nuova linfa e rinnovata vitalità. In vista delle Olimpiadi, ormai lontane appena un anno e mezzo, i nomi su cui puntare non saranno molti: Pellegrini, Scozzoli, Orsi e Dotto. Sarebbe cruciale il recupero di Alessia Filippi (magari nei misti), mentre l'unica interessante sorpresa potrebbe essere rappresentata dalla 16enne Alessia Polieri, ammesso che la sua progressione verso l'elite sia esponenziale. Con un Magnini in evidente ed inesorabile flessione ed un Colbertaldo eterno piazzato, ci si domanda che fine abbiano fatti i vari Di Tora, Giorgetti e Natullo, che avevano dominato in campo juniores. E' proprio questa una delle pecche del nuoto italico negli ultimi anni: ragazzi che vengono spremuti troppo nella categorie giovanili, per poi giungere svuotati e senza ambizioni tra i professionisti. Anche sotto questo aspetto servirà maggior tutela nei confronti delle nuove leve.
Nel ciclismo su pista, sebbene condizionata dalla febbre a 38° e mezzo, Giorgia Bronzini, campionessa del mondo su strada, si è imposta in Coppa del Mondo nella prima prova stagionale della corsa a punti di scena in Colombia. Peccato che questa disciplina sia stata misteriosamente esclusa dal programma a Cinque Cerchi. Tolta la 27enne piacentina (che a Londra ci sarà comunque e sarà tra le favorite nella competizione su strada), in questa disciplina l'Italia è al momento una semplice comprimaria. Nelle discipline veloci, infatti, il divario con le grandi potenze è troppo vasto, incolmabile nei prossimi 18 mesi. Il progetto avviato dalla Federazione, che ha dato ottimi riscontri in campo juniores, dovrà fornire i propri frutti a partire dal prossimo quadriennio. Nel frattempo la nostra unica speranza si chiama Elia Viviani, in grado di andare a podio nell'omnium con una preparazione adeguata. Da segnalare l'ormai irreparabile crisi di Elisa Frisoni, che a 25 anni possiede ancora le chances per reagire a questo periodo di difficoltà.
Lo sci alpino sta attraversando la stessa situazione che si era vissuta nel dopo-Tomba ad inizio del secolo scorso, con i podi che si contano sulle dita di una mano e gli avversari che appaiono di un altro pianeta. Probabilmente in pochi avranno notato che siamo nel bel mezzo di un ricambio generazionale, in particolare nelle discipline tecniche. In campo maschile Simoncelli e Blardone hanno ormai superato i 30 anni e sono ormai agli sgoccioli della loro carriera, mentre in Slalom si è ritirato Giorgio Rocca. Stesso discorso tra le donne, dove Karbon e Gius hanno ormai salutato il miglior periodo della loro vita. In questi settori i ricambi non mancano e sono di qualità: Giovanni Borsotti e Mattia Casse, Lisa Magdalena Agerer e Sabrina Fanchini. Di queste nuove leve colpisce la tecnica di sciata, finalmente moderna, e la volontà di cimentarsi in tutte discipline. Come ho già detto qualche settimana fa, ormai la polivalenza costituisce l'unica via per sfondare. Servono ambizione e voglia di pensare in grande, doti che mancano ai nostri veterani. Dunque largo ai giovani, anche se servirà tempo. Per quanto riguarda il settore della velocità maschile, non possono essere quelli veri i vari Innerhofer, Heel e Fill 'ammirati' fino ad ora. Feriti nell'orgoglio, sapranno certamente riscattarsi già a partire dalla classicissima di Bormio: devono solamente osare di più, senza farsi condizionare dalla paura di sbagliare. Tra le donne, invece, Schnarf e Marsaglia, in attesa del fondamentale ed imminente ritorno di Nadia Fanchini, hanno lasciato intravedere buone cose, che inducono ad un cauto ottimismo. Dunque bisogna accettare l'attuale momento nero, consapevoli che la tempesta potrebbe volgere al bello nel giro di poco tempo.
Federico Militello


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