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Nuova economia cattolica: oratori terra di conquista delle cooperative e dei professionisti dell’educazione. Un articolo di Vita Cattolica fa pensare

Creato il 13 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Gli oratori sono potenzialmente diseducativi di pomeriggio, se lasciati alla libera iniziativa dei ragazzi: lo sostiene in un articolo su Vita Cattolica don Andrea Bastioni. L’autore dell’articolo, Sergio Coppiardi, fa parte della cooperativa Nazareth, che come Altana e Iride offre proprio il servizio chiesto da alcuni vicari per gli oratori di cui sono responsabili: il servizio dei professionisti dell’educazione. Pare tanto strano che occorra professionalità per un’educazione cristiana, se viviamo in una società cristiana, o comunque esistono ambienti frequentati da figli di famiglie cristiane, come gli oratori.

Si organizzano corsi di inglese e altre attività, c’è meno spazio per la spontaneità. No, il volontariato no: serve professionalità. Servono soldi. Quindi il Grest costa un po’ di più. Gli esercizi spirituali a loro volta costano. Così si crea lavoro. Si fanno anche un po’ di politiche educative, eventualmente un discreto progetto con il Comune.

Questa situazione, in cui gli oratori si accorpano perché non sono più frequentati, richiede investimenti, certo non da far girare la testa. E’ cambiata la società. E allora perché entrare pagando il prezzo dei professionisti dell’educazione in ambienti che spontaneamente non si reggono?

E’ un dato di fatto, è vero, che il disagio nell’età adolescenziale è diffuso: basti pensare al consumo di alcol e alle condizioni in cui vivono le famiglie separate.

Ma perché la risposta dev’essere una sola, quella confezionata dalle cooperative che s’ispirano alla religione tradizionale in una società tutta cambiata?

Perché non pensare a corsi di morale laica, come in Francia, lasciando perdere le complicazioni e le rivalità che le religioni generano continuamente? Perché non affrontare i problemi della vita, fra generazioni diverse?

Al contrario, si affida il lavoro a una squadra di professionisti perché la tradizione continui. E si alza il prezzo. Il risultato, dopo anni, sembra deludente: il disagio peggiora e la causa sta nella crisi economica, nell’indebolimento della scuola, delle istituzioni, dello Stato, nel ruolo devastante dei massmedia.

http://www.lavitacattolica.cremona.it/base1.php?id=skarticolo&data=2008-05-22&idrec=182 articolo scritto da Sergio Coppiardi della cooperativa Nazareth

Inchiesta: animatori professionisti al Grest, opportunità? o sconfitta?

In un mondo in continua evoluzione, capita di prendere coscienza di alcuni fatti solo dopo che questi si sono verificati e, quando la consapevolezza di una trasformazione si rende evidente, guardiamo al passato cercando segnali premonitori a noi sfuggiti. Anche le comunità parrocchiali subiscono metamorfosi più o meno manifeste: una di queste è rappresentata dall’ingresso, nelle realtà oratoriali, dell’educatore professionale. Nessuno vi presta attenzione fino a quando non viene richiesto alle famiglie un contributo economico per sostenere i maggiori costi dovuti alla presenza di figure qualificate; ciò è accaduto recentemente a Sant’Imerio e, per comprendere meglio il fenomeno, siamo andati ad incontrare il vicario, don Alessandro Maffezzoni. «L’aumento della quota di iscrizione al Grest è causato dalla presenza di ben cinque operatori dell’Altana, cooperativa che opera sul territorio parrocchiale con cui dialoghiamo da tempo». Quali sono i motivi di tale collaborazione? «Purtroppo siamo carenti di figure adulte che possano affiancare gli animatori nella programmazione e nella gestione del Grest. Naturalmente la scelta di un operatore professionale non vuole configurarsi come una delega, anzi auspico che sia l’occasione per aiutare la comunità a riflettere sulle proprie responsabilità educative nei confronti delle nuove generazioni». Essendo la presenza dei ‘professionisti’ una realtà diffusa in diverse parrocchie, abbiamo avvicinato anche don Andrea Bastoni, vicario di San Bernardo: «Penso che la presenza di operatori qualificati sia una scelta obbligata perché il contributo dell’azione educativa degli adulti in oratorio è venuta a mancare». Si riferisce in particolare al momento del Grest? «Sicuramente, ma ritengo che anche la ferialità richieda interventi sempre più specializzati. Infatti l’oratorio, di pomeriggio, se lasciato alla gestione libera dei ragazzi, rischia di essere potenzialmente diseducativo. È necessario un intervento qualificato che garantisca una relazione educativa e una proposta cristiana». Se alcuni vicari accettano con serenità l’esigenza di avvalersi dell’opera di educatori professionali, altri la vivono come una ‘sconfitta’. Don Luca Bosio, vicario di San Michele, afferma: «Questo è il primo anno, da quando sono in questa parrocchia, che interviene una figura professionale per il Grest; personalmente la vivo come una sconfitta perché significa che la comunità non è in grado di farsi carico, anche in un periodo di tempo limitato, dei bisogni e delle necessità dei più piccoli. Se l’apporto dell’operatore è in funzione di interventi mirati, accetto il professionista, ma se dovessimo arrivare a non poterne fare a meno, allora sarebbe un segnale molto negativo». Al termine di questa breve inchiesta, ci rivolgiamo a due sacerdoti che da tempo lavorano fianco a fianco con il mondo della cooperazione: don Pier Codazzi e don Giampaolo Rossoni. Il responsabile della Focr spiega: «Il numero di oratori che si avvale di una figura professionale, sia in città sia in diocesi, è in continuo aumento. Solitamente si fa riferimento a cooperative conosciute sul territorio come l’ Iride, Nazareth e l’Altana. Sono proprio i vicari a richiedere questo apporto; il problema è capire perché si giunga a queste scelte. Da una parte il mondo adolescenziale è sempre più complesso, dall’altra dobbiamo ammettere una nostra debolezza: a livello ecclesiale non abbiamo risorse umane disponibili. Per il futuro prevedo una richiesta sempre maggiore di figure professionali; l’importante è che non venga appaltato ciò che è proprio del mondo oratoriano cioè accogliere, educare e accompagnare i ragazzi cristianamente. Un domani sarebbe interessante fare in modo che gli educatori professionali sappiano a loro volta generare all’interno degli oratori altre figure in grado di seguire e formare i giovani». Don Pier Codazzi, responsabile del Servizio per il Disagio, sottolinea: «l’importante è che la titolarità non venga delegata: c’è un affidamento, non una sostituzione». Al termine chiediamo una opinione anche ai responsabili di alcune cooperative. Silvia Corbari (Iride). «L’intervento all’interno dei Grest esiste da quando è nata l’Iride, cioè vent’anni esatti. Oggi seguiamo circa 25 realtà nella diocesi di Cremona e 12 in quella di Crema. I compiti degli operatori sono molto vari: dal sostegno ai parroci nei piccoli paesi, alla gestione di microattività nelle realtà più strutturate. Sempre più spesso Comune e Parrocchia collaborano poiché frequentemente il Grest è l’unica proposta estiva aggregativa rivolta ai minori; anche nelle realtà territoriali più ampie l’oratorio è il punto di riferimento per bambini, ragazzi e famiglie. Tutto ciò ha come conseguenza il fatto che le famiglie diventano sempre più esigenti rispetto all’offerta educativa e organizzativa». Come vi rapportate con le figure dei volontari? «Rispetto a qualche anno fa c’è un’attenzione maggiore nel seguirli: siano essi adolescenti, con tutti i problemi e le risorse che i ragazzi possono evidenziare, che adulti».

Giorgio Coppiardi

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