Di nuovo le alghe protagoniste della cronaca, ma questa volta in senso negativo. Se la scorsa settimana infatti avevo commentato positivamente gli investimenti del governo statunitense nella ricerca di biocarburanti ottenuti dalle alghe, è una notizia di questi giorni la nuova e grave invasione di alghe verdi che sta colpendo alcune spiagge della Bretagna in Francia, talmente grave da costringere alla chiusura delle zone interessate per permettere la raccolta delle piante in putrefazione. Perché lasciarle sulla spiaggia sarebbe molto pericoloso.
Le alghe verdi crescono in zone poco profonde del mare, meglio ancora se confinanti con aree paludose, e prosperano in aree ricche di azoto. Con l’arrivo delle giornate assolate dell’estate le alghe hanno cominciato a crescere invadendo le coste della Bretagna. E qui nasce il problema perché questa grande massa vegetale comincia a decomporsi e nel corso di questo processo produce acido solfidrico, un gas molto nocivo che ad alte concentrazioni conduce molto rapidamente alla morte. A tale proposito su Wikipedia si legge che:
Meno di 10 ppm è il limite di esposizione senza danni 8 ore al giorno.
- 10–20 ppm è il limite oltre il quale gli occhi vengono irritati dal gas.
- 50–100 ppm causano a un danno oculare.
- A 100–150 ppm paralizzano il nervo olfattivo dopo poche inalazioni, e il senso di puzza sparisce, impedendo di riconoscere il pericolo.
- 320–530 ppm causano edema polmonare con elevato rischio di morte.
- 530–1000 ppm stimolano fortemente il sistema nervoso centrale e accelerano la respirazione, facendo inalare ancora più gas e provocando iperventilazione.
- 800 ppm è la concentrazione mortale per il 50% degli esseri umani per 5 minuti di esposizione (LD50).
Ebbene, l’anno scorso sulle spiagge della Bretagna le concentrazioni di acido solfidrico rilevate sono state di 1000 ppm! e infatti l’anno scorso lungo le spiagge sono morti due cani così come un cavallo mentre il cavaliere che lo conduceva è stato salvato appena in tempo, quando aveva già perso conoscenza. Questi gravi fatti hanno convinto le autorità del pericolo ed è stata dichiarata guerra alle alghe verdi.
Il fenomeno è presente in Bretagna da almeno trent’anni ma solo negli ultimi anni ha raggiunto queste dimensioni e questa pericolosità. I principali imputati di questa proliferazione sono, manco a dirlo, di origine antropica ovvero l’agricoltura e gli allevamenti intensivi. Questi settori produttivi sono molto importanti per l’economia della zona (e della Francia tutta) e anche i numeri che sviluppano non sono da meno (basta ricordare che ci sono 10 maiali per ogni abitante…) come purtroppo i problemi che questo sfruttamento intensivo comporta. I ferilizzanti usati in agricoltura insieme al letame degli allevamenti, rilasciano nell’acqua altissime quantità di azoto che alla fine si ritrovano nel mare e alimentano la crescita delle alghe.
La Francia si è impegnata nella lotta contro le alte concentrazioni di nitrati nell’acqua anche a causa della pressione della Comunità europea che ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del paese transalpino. Che qualche risultato lo ha ottenuto tanto che Bruxelles qualche giorno fa ha chiuso la procedura, scongiurando così il pericolo per Parigi di pagare una maximulta.
Le misure adottate dalla Francia per fronteggiare il problema, nei due anni appena trascorsi saranno state utili per non pagare una multa ma si sono rivelate inefficaci per la lotta alle alghe che di fatti anche quest’anno si sono ripresentate puntuali sulle spiagge della Bretagna.
Del resto le scelte da compiere sarebbero altre, molto più drastiche e coraggiose ma anche di là dalle Alpi prevalgono purtroppo le solite logiche: a fine giugno l’Assemblea nazionale ha messo i bastoni tra le ruote a un emendamento che cercava di porre dei limiti al numero di maiali in un allevamento, decisione che secondo gli ambientalisti francesi porterà a un ulteriore peggioramento del problema alghe verdi in Bretagna.
Foto di Flemm’ARTise
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