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Nuova recensione Cineland. Anime nere di F. Munzi

Creato il 15 ottobre 2014 da L'Immagine Allo Specchio
Nuova recensione Cineland. Anime nere di F. Munzi
Anime nere di Francesco Munzi  con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo  Thriller, 103 min., Italia, Francia, 2014 

Tre fratelli, tre volti della ‘ndrangheta. Luciano, il cuore, vive ad Africo, paese dell’Aspromonte. È un uomo umile, di sani principi. Dedica la vita all’allevamento e alla cura della terra. Ha un figlio, Leo, che subisce il fascino della malavita e risolve una questione d’onore demolendo la vetrata di un negozio con un fucile a pallettoni. Nel mezzo di quella stessa notte scappa a Milano, dai fratelli di suo padre. Qui trova lo zio Luigi, il braccio, che si divide tra l’Italia del nord ed il nord Europa per contrattare con i cartelli sudamericani il traffico e il prezzo della droga nel continente. Coordina gli affari l’altro zio, Rocco, la mente, che cela la sua vera identità dietro un paio di occhiali da ragioniere, una famiglia modello, una casa più che decorosa. Venuti a conoscenza della bravata di Leo e degli effetti da essa generati, Luigi e Rocco faranno ritorno ad Africo con il nipote per cercare di mettere a posto le cose. La situazione degenererà.  Benché ci siano stati critici cinematografici che hanno visto nella compresenza di tre fratelli dalle personalità così nette e distinte un’ingenuità che attenua l’incisività dell’opera, si deve comunque rilevare che una caratterizzazione netta dei personaggi li rende credibili e per questo funzionali a quel che, in fin dei conti, non può e non deve essere altro che considerato come il racconto di una storia dai tratti tragici. Certo, in questo modo il film non raggiunge quelle vette d’introspezione che possono essere ravvisate in altre opere sulla mafia (da recuperare, in questo senso, Fratelli di Abel Ferrara). Ma accettando per un momento che un film italiano possa avere caratteristiche da thriller (dalle molteplici ambientazioni, anche in esterni!), e non necessariamente da “dramma da camera”, ecco allora che lo spettatore si trova di fronte ad una storia finalmente “maledetta”, ovvero fatta di faide, vendette, sangue. Il tutto reso con realismo spietato e, quel che più ci interessa, ottima tecnica

Forse, dato anche il recente successo della serie televisiva Gomorra, il cinema italiano ha ritrovato un genere davvero poco praticato. L’auspicio è che il filone non si esaurisca e che i temi di mafia fungano solo da trampolino di lancio per un’evoluzione del genere e del cinema italiano tutto.  Voto: 4 su 5 (Film visionato il 27 settembre 2014)

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