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Nuova recensione Cineland. Il passato di A. Farhadi
Creato il 03 dicembre 2013 da L'Immagine Allo Specchio
Il passato
di Asghar Farhadi
con Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Pauline Burlet
Drammatico, 130
min., Francia, 2013
Ahmad (Mosaffa) torna dall’Iran a Parigi richiamato dall’ex
moglie Marie (Bejo) che vuole formalizzare il divorzio. Marie non ha prenotato
una camera d’albergo per l’ex marito, che è dunque costretto a vivere per qualche
giorno sotto lo stesso tetto dell’ex moglie e del nuovo compagno, tra figli
acquisiti e avuti da precedenti matrimoni. Il soggiorno evidenzierà una
situazione tesa, ingarbugliata, dove i rapporti tra i personaggi risultano
fondamentali per lo svolgimento della trama.
Farhadi si conferma un
equilibrista della parola. La sua qualità di scrittura, a livello di
dialoghi e di costruzione d’intreccio, riesce a riprodurre i meccanismi più
complicati della vita in società mettendo i personaggi sempre di fronte ad un futuro
che non conoscono e non conosciamo ma che siamo certi riserverà sorprese. Era ciò che accadeva in Una
separazione, dove la narrazione di una vicenda famigliare dava vita a sviluppi
inaspettati come nella migliore tradizione dei thriller psicologici, ed è ciò che accade nel Passato. Ma in quest’ultima prova manca parte di quello che avevamo
visto nel capitolo precedente. Là c’era quella sensazione di “sazietà” che solo
i film completi sanno dare. Si partiva dalle vicissitudini di un marito e di
una moglie per arrivare a quelle di una famiglia e approfondire i ruoli dei
genitori, dei figli, dei secondi in relazione ai primi e viceversa. In più
c’era la storia tangente di un’altra famiglia, scaturigine del grande colpo di scena. Il tutto in un contesto
social-politico-religioso particolare: quello iraniano.
Con il Passato
cambia l’ambientazione ma non il punto di partenza e l’idea di fondo. Siamo sempre
nella contemporaneità, ma a Parigi. Anche qui si comincia dal rapporto tra due
ex coniugi per poi allargare il cono visuale ai parenti che gravitano loro
intorno. Qui però ci accorgiamo troppo
presto che anche in questo caso ci sarà un colpo di scena e già sappiamo quali
saranno le reazioni dei personaggi, non così definiti come nell’opera
precedente. Certo, i torti tra questi ultimi sono egregiamente distribuiti e ogni dialogo è assolutamente coerente con
il titolo. Ma ci si mette un finale fin troppo retorico a convincerci che il
nostro ultimo giudizio deve essere un po’ ridimensionato.
Voto: 3 ½ su 5
(Film
visionato il 23 novembre 2013)
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