Nuova recensione Cineland. La vita di Adele di A. Kechiche
Creato il 02 novembre 2013 da L'Immagine Allo Specchio
La vita di Adele
di Abdel Kechiche
con Léa
Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Jeremie Laheurte, Catherine Salée
Drammatico, 179
min., Francia, 2013
La protagonista è lei, Adele (Adèle Exarchopoulos). La
telecamera è fissa sul suo volto. Già dalle prime inquadrature
l’attenzione si concentra sulla bocca, sulle labbra aperte e carnose, i denti
perfetti e imperfetti allo stesso tempo (bianchi candidi ma con gli incisivi un
po’ pronunciati), gli zigomi rotondi e lisci, gli occhi nocciola. Kechiche si
concentra poi sul suo corpo liscio, sodo, giovane. La narrazione diventa quindi
un tutt’uno con il personaggio. Importa solo cosa Adele fa, dove va, cosa
prova. Lesbica? Bisessuale? Una ragazza insicura e disorientata? Chi è la
protagonista? Non lo sappiamo. Ma non è una resa. È proprio l’incessante
ricerca della sua essenza che continua a scavarci dentro.
Certo, il prezzo che dobbiamo
pagare è alto. Dobbiamo sopportare una trama scontata, qualche imprecisione
narrativa di troppo, scene di sesso spinte sin quasi al ridicolo, scelte
registiche discutibili: situazioni e personaggi inverosimili
(soprattutto nel finale), il pube depilato che rendere Adele ancora più “bambina”,
il continuo indugiare del regista sulla bocca schiusa, le gambe aperte ed il
sedere mentre dorme a pancia in già. Kechiche sa come sfruttare a vantaggio suo
e della sua opera i meccanismi del “morboso”: il voyeurismo delle scene di
sesso, il processo d’identificazione con il personaggio e il suo grande portato
di ambiguità (siamo veramente sicuri che si tratti di una storia lesbica?). È
grazie a questo che il regista salva il film. Perché Adele tocca vette di
bellezza che solo le donne dei dipinti di Francois Boucher erano riuscite ad incarnare.
Voto: 4 su 5
(Film visionato il 30 ottobre 2013)
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