Il satellite Fermi
Mantenere le missioni operative in orbita al di là della loro vita nominale ha un costo extra, non coperto dal budget approvato per ogni missione, che deve essere finanziato utilizzando fondi “comuni” che vanno ad intaccare il patrimonio disponibile, per esempio, per lo sviluppo di nuove missioni. Naturale, quindi, che tutte le agenzie spaziali facciano periodicamente un lavoro di valutazione del rapporto costi benefici per decidere quali missioni debbano continuare ad operare e quali debbano, invece, essere spente. Le missioni a guida NASA o con una partecipazione scientifica della NASA, ogni due anni, vengono valutate da un comitato di saggi (Senior Review Panel), scelti per essere esterni ai team delle missioni sotto esame. Il compito dei saggi è ingrato perché, a fronte della documentazione preparata dai diversi gruppi, devono stilare una classifica basata sulla scienza che si ottiene per ogni dollaro speso.
A parità di produttività scientifica, misurata sulla base degli articoli pubblicati e del numero di citazioni, una missione più costosa da gestire uscirà dalla valutazione con un voto più basso di una missione meno costosa. Per questo, i grandi osservatori, come lo Hubble Space Telescope e Chandra, che hanno costi di gestione elevati ma che danno grande visibilità alla NASA, vengono valutati con un processo ad hoc senza entrare in concorrenza con le missioni più piccole.
Quest’anno il Senior Review Panel della NASA aveva da valutare (in ordine alfabetico): Fermi, Kepler/K2, MaxWise, NuSTAR, Planck, Spitzer, Suzaku, Swift e XMM-Newton. Ovviamente non tutte le missioni richiedono un livello di risorse comparabile: si va dalle centinaia di k$ richiesti dalla partecipazione a Suzaku (della Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese) alle decine di milioni richiesti da Fermi o Spitzer, interamente a carico NASA. Le condizioni al contorno non erano semplici, visto che il budget dedicato al MO&DA (per Mission Operation and Data Analysis) ha subito una significativa riduzione rispetto al recente passato.
Il rapporto dello SRP 2014, appena pubblicato, mette al primo posto Swift che vede confermata la sua eccellente performance in termini di science per dollar. La commissione ha apprezzato la versatilità della missione che contribuisce a tutti i campi dell’astrofisica e funziona con un budget di poco più di 5 M$, compreso il supporto ai GO americani. Seconda classificata NuSTAR, l’ultima nata delle missioni di astrofisica delle alte energie, che era alla sua prima estensione. Poi, pressoché a pari merito, la partecipazione al programma di Guest Observer di XMM-Newton e Fermi, la grande missione di astronomia gamma che, pur molto produttiva, paga un costo di gestione circa quadruplo di quello di Swift.
Seguono: la nuova vita della missione Kepler, che lascerà lo studio dei pianeti per concentrarsi su ricerca di variabilità degli oggetti nei campi che potrà puntare, la continuazione della missione Spitzer, che è penalizzata dall’alto costo di gestione a fronte delle performances limitate dalla mancanza di raffreddamento, la partecipazione alla missione giapponese Suzaku ed all’analisi dei dati Planck, fino alla continuazione della missione Wise.
Guardando la figura non posso non notare che le prime quattro classificate sono missioni di astrofisica delle alte energia che contano su una significativa partecipazione italiana. Swift, Fermi e, ovviamente, l’europeo XMM-Newton portano in orbita tecnologia italiana fatta di specchi per raggi X, tracciatori per raggi gamma, elettronica, software scientifico e tanto lavoro di calibrazioni ed analisi dati.
NuSTAR e Swift hanno un ulteriore legame con l’Italia perché utilizzano come unica stazione di terra la base dell’ASI a Malindi che, più volte al giorno, assicura le comunicazioni da e per i satelliti che la sorvolano.
Mentre per SWIFT e per la partecipazione ad XMM viene approvato l’intero budget richiesto (dicendo anzi che sarebbe saggio aumentarlo un po’, vista la qualità dei risultati) per NuSTAR e Fermi si propone una modesta riduzione.
L’unica delle missioni a rischiare la chiusura è Spitzer, che ha un rapporto costi/benefici piuttosto sfavorevole. Altre missioni si chiuderanno naturalmente nei prossimi anni: è il caso di Planck, già finita in orbita, che riceve solo il supporto all’analisi finale dei dati.
In ultimo, noto che sono le missioni fatte per durare che sono diventate degli ever green astrofisici. Swift festeggerà a novembre il decimo compleanno in orbita, mentre XMM a dicembre spegnerà quindici candeline. Le loro performances non mostrano alcuna degradazione e, ad ogni call for proposals, la comunità risponde chiedendo molto più tempo di quanto sia effettivamente disponibile.
Quanto potranno continuare? Molto, speriamo, dal momento che nulla di lontanamente paragonabile è previsto se non in un futuro non prossimo.
Fonte: Media INAF | Scritto da Patrizia Caraveo