“Viviamo su un territorio in continuo rischio terremoti,” racconta un locale durante un’intervista “più che un rischio, è una certezza”. Dopo gli eventi di Christchurch del Febbraio 2011, non importa quanto si sia pronti, in Nuova Zelanda ogni scossa è un avvertimento a ciò che potrebbe succedere. E così è stato per Wellington che negli ultimi giorni ha subito le scosse più forti degli ultimi 150 anni. Tra Venerdì scorso e Domenica sono state registrate oltre 60 scosse, di cui almeno tre da far traballare i palazzi del centro e non solo. La prima, di Venerdì pomeriggio è stata di Magnitudo 5.3, per poi salire a 5.8 durante la seconda scossa del giorno successivo. Di Domenica è la peggiore, con una forza di 6.5, superiore a quella del terremoto dell’Aquila avvenuto nel 2009, misurato a 6.3.
Wellington però ha resistito. Non ci sono stati danni gravi e nessun incidente è stato registrato, e nonostante il timore per l’arrivo del “big one” sia presente tra chi ha sentito la terra tremare, i sismologi hanno calcolato che la probabilità che questo effettivamente avvenga è in diminuzione con il passare delle ore. In vero spirito kiwi i cittadini della capitale hanno saputo prendere questo evento con filosofia, come dimostra una video-intervista di Stuff, il principale quotidiano on-line neozelandese. “Se arriva arriva” dice una ragazza alla fine.
A differenza di Christchurch, dove i terremoti sono una sorpresa o quasi, Wellington si trova in una posizione differente. Situata su una delle principali linee di faglia, questa regione ha un’attività sismica molto alta anche per gli standard neozelandesi e nonostante buona parte degli edifici sia tenuto sotto controllo e costruito secondo le norme, la paura più grande è quella di non avere una via di fuga in caso di catastrofe in quanto gli edifici storici non rinforzati si trovano proprio sulle vie d’uscita. La piccola dimensione di questa città infatti non consente il passaggio da molti punti differenti per l’accesso o la fuga e le vie principali sono le più a rischio se una forte scossa facesse crollare gli edifici che le circondano. Se questo non bastasse Wellington si trova in una vallata, e l’unica motorway che sale verso nord parallela alla Kapiti Coast passa sopra alla linea di faglia, rischiando così seri danni in caso di un terremoto più forte. Proposte per la costruzione di una seconda motorway sono in discussione da anni ma al momento questo è soltanto un progetto.
Al momento oltre 1.000 segnalazioni sono state fatte alla Earthquake Commission, ma le compagnie di assicurazione hanno dichiarato che quasi tutte si riferiscono a danni minori. Molti edifici, tra cui la Victoria University, sono stati chiusi provvisoriamente per permettere agli esperti di esaminare le strutture e verificarne l’idoneetà e saranno riaperti in questi giorni. Secondo alcuni esperti questi eventi sono da considerarsi normali e c’è da aspettarsi un movimento del genere ogni decina d’anni circa. Già dai primi anni della colonizzazione infatti Wellington è stata colpita da terremoti più o meno violenti ad intervalli regolari, tanto da far girare le spalle a tanti nuovi arrivati europei nella metà dell’800, come racconta Te Ara, l’Enciclopedia della Nuova Zelanda.