Reportage: Il sogno di Damasco. I giorni della tregua
Le Nazioni Unite annunciano che entro 18 mesi in Siria si terranno nuove elezioni presidenziali e legislative. Questo è almeno quanto si attende Staffan de Mistura, inviato speciale dell’Onu in Siria, che già a Ginevra – nei prossimi giorni – sarà chiamato a mediare nei colloqui di pace. Si dovrà discutere sull’istituzione di un nuovo governo inclusivo che faccia da tramite per la scrittura di una nuova Costituzione, ma l’Oxfam – una delle più importanti confederazioni internazionali rivolte alla gestione degli aiuti umanitari – afferma che simili progetti non possono essere messi all’ordine del giorno. Secondo l’Oxfam, infatti, nell’ultimo anno di guerra in Siria il numero dei morti è aumentato rispetto agli anni precedenti, e sebbene l’Onu parli di 50mila morti nel solo 2015, secondo l’Oxfam la realtà è ben altra. Serpeggia dunque un ancestrale interrogativo: come possiamo pensare di scrivere una nuova Costituzione se la Siria rimane un Paese in guerra?
L’Oxfam parla di un rapporto che tiene presenti le richieste avanzate nell’ultimo anno di guerra in Siria dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le reazioni concrete del popolo siriano e degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza stesso. Qual è stata la reale protezione dei civili? E come si è risposto agli assedi del Califfato in Siria? E la questione degli aiuti umanitari? Per l’Oxfam una cosa sono state le richieste dell’Onu e un’altra i progetti concreti sul campo. Insomma, il 2015 è stato l’anno peggiore da quando la Siria è sprofondata in una guerra fratricida. Ma la reazione dell’Oxfam non si è fatta attendere. L’organizzazione ha infatti lanciato una campagna dal titolo piuttosto forte “Adesso basta“, chiamando in causa tutti gli attori che partecipano alla questione siriana: dal governo di Damasco alle Nazioni Unite alle diverse fazioni che oggi si contendono il territorio della Siria. L’obiettivo dell’Oxfam è semplice quanto ambizioso: rendere duratura la tregua e liberare finalmente i civili dai continui assedi e dai ripetuti bombardamenti. Inoltre l’organizzazione ha chiesto all’Onu di farsi carico di un processo che renda giustizia a quanti sono stati privati della vita, e pertanto attribuire la responsabilità a coloro che hanno commesso crimini di guerra. In altri termini, l’Oxfam ha chiesto coerenza alle Nazioni Unite, quando ormai siamo a pochi giorni dai colloqui di pace di Ginevra tanto attesi dalla Siria. “Porre fine a un conflitto” è stato spiegato, “significa anche trovare i colpevoli”.
Il timore di fondo è che si chiudano gli occhi di fronte alle continue violazioni di questi giorni, e che si vada ai colloqui di pace con alle spalle una tregua ripetutamente violata. “Non avrebbe alcun senso” spiega la gente comune in Siria, “dichiarare la pace, quando il Califfato domina ancora e miete vittime”. Le Nazioni Unite e l’Oxfam si trovano allora a sostenere pronostici divergenti. L’Onu auspica nuove elezioni presidenziali e legislative entro i prossimi 18 mesi, mentre una delle maggiori confederazioni internazionali di gestione degli aiuti umanitari afferma il contrario. Come si può ipotizzare l’istituzione di un nuovo governo, quando l’ultimo anno di guerra è stato il più sanguinoso? Dove sono le fondamenta su cui poggiare una nuova Siria?
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