Magazine Cultura

Nuove penne...ma non di oche!

Creato il 09 dicembre 2011 da Junerossblog
ECCO A VOI DELLE NUOVE PENNE ... MA NON DI OCHE
quarta puntata
(sotto titolo: piccola deviazione, non proprio di Nuova Penna si tratta...)

Care ragazze, ormai sono partita in quarta, e mi voglio allargare. No, non voglio intendere che sto ingrassando a causa delle ricette che ultimamente ci sta elargendo LidiaS, anche se in effetti ...
E non solo mi voglio allargare, ma mi sto anche montando la testa (non con i bigodini Ross!) al punto da intraprendere una recensione ostica: mi butto sulla POESIA!
Orpo! E qui ricasca l'asino e questa volta sono veramente io, perché di poesia non ne capisco un ciuf.... ehm, nulla.
Ma come (direte voi) e tutte quelle filastrocchelle che ci rifili ogni tanto? Quelle non credo proprio che siano poesie, ma rime ironiche per prendere in giro la Ross e la Lilli e, soprattutto, me.
La poesia è di sicuro tutt'altro.
E allora perché (ridirete voi) ti è venuta questa balzana idea?
Tutta colpa della Romance Magazine della quale, ormai, sono una lettrice assidua e appassionata (leggo e rileggo, saltando da un numero ad un altro, i racconti e i vari articoli), e che mi offre sempre nuovi spunti.
Lo ammetto, avevo saltato a piè pari l'articolo di ROSANNA MARIA SANTORO, su R.M. n. 1, "Guida alla lettura della poesia d'amore" non essendo interessata, ma, anzi, assai lontana dal genere ... eppure, in seguito mi sono domandata per quale motivo si trovasse su una rivista dedicata al Romance in tutte le sue forme.
Beh, se mi faccio delle domande, da qualche parte dovrò pure andare a cercarmi le risposte no?!
Iniziando la lettura, capisco subito il motivo dell'articolo in una rivista di Romance: "... la poesia è la scintilla divina che può magnificare le nostre esistenze. La sua comprensione primaria non ha che un unico linguaggio e un'unica strada: il cuore, a dispetto di quelli che pensano che sia degna di pochi, per l'elevatezza dello stile e dei contenuti. Quando è vera sgorga con naturalezza, qualunque sia l'argomento.". E' questo il segreto: il cuore.
Frequentando questo ed altri blog, diventando a poco a poco consapevole di quanto sto leggendo, esaminando i romanzi, non solo con gli occhi, ma con l'intera me stessa, ho capito che non sono solo parole, situazioni, storie, ma, soprattutto, emozioni.
Emozioni che ogni scrittrice vuole trasferire alle lettrici, emozioni che ogni lettrice prova nella lettura di un buon romanzo o, anche solo di un racconto.
Le parole sono emozioni. Le emozioni sono poesia. O viceversa?
Boh... da sola non ne esco, devo chiedere a chi ne capisce più di me, devo farmi coraggio e, anche se mi sento un'ignorante integrale, intervistare Rosanna Maria Santoro, non solo una poetessa, ma anche scrittrice e giornalista.
Un personaggio conosciuto, quindi, e non una Nuova Penna nel senso di esordiente (in questo caso forse la Nuova Penna sono io!) è per questo che mi avvicino, virtualmente, quatta quatta, alla signora Santoro e, con voce fantozziana, Le chiedo:


1) Signora Santoro, la posso chiamare per nome e darLe del tu?

Chiamami Rosanna e dammi, serenamente, del tu. E‘ un vero piacere averti conosciuta, come essere ospite in un blog che amo molto. Ringrazio te e Juneross per questo.
2) Può ... ehm, puoi spiegarci la poesia in poche parole? Se possibile naturalmente ...:
Riesci a spiegare l’immensità? Penso che la poesia, quella più alta, é un insieme di cose: non solo lavoro attento sul linguaggio, ma sui contenuti. Sarebbe un limite dire che si deve riuscire a rendere un emozione con la parola giusta, il giusto suono… Può essere un sospiro che riassume mille emozioni, e lo leggiamo in un verso che scrive una vita intera, una frase che riapre una ferita e la contorce fino a farci il male. Personalmente, minuziosa come sono, potrei scrivere un enciclopedia. Prova a pensare ad un momento della tua vita, uno dove ti sei sentita sola, uno in cui avresti voluto qualcuno che davvero ti capiva senza fiatare. Ecco, la poesia per me è qualcuno che ti capisce. E‘ discreta e si muove silenziosa fra le pieghe dei segreti recessi che ci portiamo appresso. Una voce delicatissima che non invade e ti fa comunicare con chi ti è vicino con un solo sguardo.
3) Ho letto le tue poesie e tra tutte mi ha colpita la più corta (e qui mi par di sentire gli sghignazzi delle streghe: perché le altre non le ha capite!) "La Giulebbata": poche parole che mi hanno suggerito l'immagine di una donna sola e sconsolata, sugli scogli, che viene "ricoperta di amore e, quindi, protetta, all'arrivo di un lui" come un'onda del mare. Non conoscendo il significato di Giulebbata, sono andata a cercarlo, e, avendo trovato la spiegazione (in sintesi: "termine antico, derivante dal persiano, che indica la frutta sciroppata") ho capito il significato della poesia. Ho compreso bene quello che volevi trasmettere o devo tornare a studiare (oddio spero di essermi spiegata!)?
Vedi, sei stata bravissima! Questi versi fanno parte di una silloge, una raccolta di poesie legate insieme per dare voce ad un opera musicale: Suite Garden del Maestro Carnevali. A lui piaquero molto e così ci fu una collaborazione tra me e il conservatorio che mi mise in contatto col musicista emiliano. I versi che vennero fuori da questo lavoro, furono letti in occasione di un concerto che riuniva insieme i maggiori conservatori d’Italia, nella primavera del 2006. Comunque, tornando alla giulebbata. Viene utilizzata dalle mie parti sui taralli e diviene buonissima glassa bianca che ho divoravo da bambina. La giulebbata non è solo un ricordo caro, ma l’abbraccio dolce e accogliente del passato. Se ci pensi il tarallo ha la stessa forma! Arriviamo allo scoglio! Se non provi più emozioni divieni fredda e dura, proprio come se fossi pietra. E‘ l’amore immenso che è fuoco che scalda tutto. L’amore non necessariamente quello di un uomo. Credo che il livello più alto e sublime di amore per una donna è quello che si prova per il proprio figlio. Sono amori diversi… e la cosa è personale. Visto che sono in vena di confidenze voglio slegare il mistero senza farmi cercare. Dico che è vero: in quella circostanza, mi sentivo fredda pietra. Si era interrotta molto bruscamente la mia prima gravidanza. E così ho cercato, e immaginato di avere qualcuno che fondesse il gelo che avevo dentro. Il migliore degli uomini può comprendere, ma non può capire. Poi è arrivato Gabriele ( la forza di Dio) mio figlio, e il suo nome è il significato che volevo per lui.

4) Tornando a quanto ho detto più sopra, perché una rubrica di poesia in una rivista di Romance?

Perché Romance Magazine è una rivista di un certo livello, e una rivista che tratta di letteratura non può prescindere dalla poesia. Molte lettrici non conoscono, o non hanno mai fatto caso alla poesia che può attraversare certi romanzi. Inoltre, ho voluto distruggere dei falsi luoghi comuni per affermare la sua semplicità nella complessità. Perché alla fine, se ci pensi, e tu stessa ne hai dato prova, non mi hai letta subito, la poesia ha lo stesso trattamento del romance, in certi casi! Le autrici di romance sanno che spesso l’atteggiamento di certi, verso questo genere di letteratura, non è solo offensivo, ma denota un grosso limite: il pregiudizio. Alla fine le ho prese a braccetto, queste povere sorelle e ho creduto che se c’è qualcuno che si ferma a leggere, capirà che la poesia non ha bisogno di grandi strumenti per essere percepita, ma di un animo predisposto. Per la narrativa romance, e mi permetto di chiamarla così per il rispetto che nutro nei confronti di scrittrici, come la Camocardi gran bella persona e ottima professionista, o la Formenti e altre che meritano, è la stessa cosa. Queste nostre autrici, dopo anni di lavoro, fanno una gran fatica per non farsi soffocare da chi storce il naso e alla fine scrive da cani.

5) La poesia è sempre stata dentro di te o l'hai scoperta "da grande"?

Ho sempre scritto. Sempre,credimi! A quattro anni mi inventavo storie e davo nomi strani agli animali. Ero convinta che la zebra fosse il cavallo col pigiama. Alle medie ero un asso! Sì facevamo le gare di classe ed io ero sempre la prima con le poesie! Poi è stata l’università che mi ha dato tanto. Questo è stato il periodo dei racconti a fiume! L'ateneo è stata la mia casa: io e il mio gruppo di compagni di scrittura, ci sentivamo fuori dal tempo. Crescere significa altro. Ho scritto poesie e racconti tartassando i miei professori: dovevo arrivare a sentire che ero proprio brava.
Ero molto più audace di ora, seppur timidissima. Sono un assetata di complimenti e di amore. Le poesie vengono fuori in un attimo, ma amo più la prosa, anche se non sembra. Il problema è che mi prende tempo: se lavoro non posso dedicare molto ad un racconto. Purtroppo mi fermo molto sul linguaggio. Da ragazza, dico quando avevo 20 anni desideravo sentire sottovoce “Vedi… vedi.. quella è la scrittrice!! Ho partecipato a tantissimi premi letterari, alcuni ne ho vinti e in moltissimi sono arrivata finalista. Era un modo per sentirmi viva nella scrittura testando il mio livello di crescita. Poi, ho compreso che era solo una questione di autostima. Sono una perfezionista, una che apparentemente sembra fredda e precisa.
6) Rosanna, vorremmo conoscerti meglio, puoi raccontarci di te, della tua vita, delle tue passioni?
Facciamo una sintesi. E‘ un impresa! Sono nata a Santeramo in colle, in provincia di Bari, a due passi da Matera. Cittadina conosciuta, più che per il pane buono, la carne che si mangia in macelleria, per essere il regno del Divano. Ma non tutti sanno che è la terra del popolo delle formiche, gente, paziente e laboriosa. “Chicco di pepe che seppe di sale nei cumuli della temperanza“ (versi miei). Non baratterei nessuna terra con la mia, neppure quella in cui vivo attualmente, da cui, per motivi di lavoro mi sono spostata spesso. Rodi garganico, col suo mare e il suo colore è bellissima, ma le pietre della mia murgia sono calde per il cuore dei suoi abitanti.
Diciamo che di me penso una cosa: amo imparare e non solo perfezionarmi. Sono una a cui piace essere indipendente e quando lavoro, penso sempre alla prossima cosa da fare e a quanto potrò guadagnare, visto che se faccio tre cose almeno una deve essere retribuita. Molta gente ha l’insolenza di dimenticare che quando si va a fare la spesa si usa il danaro, e spesso quando scrivi hanno l’ardire di farti un favore perché ti danno visibilità. La professionalità prescinde dalla visibilità. Non posso permettermi di sedere beata sulla sedia pensando con serenità al mio prossimo racconto. Lo faccio prima di addormentarmi stanca morta. Il tempo che mi resta è quello che dedico a me stessa: scrivo. Scrivo cosa mi piace e non cosa mi chiedono. E‘ un angolino stretto della giornata. Dieci minuti,un ora. Quello che trovo. Poi, mi ritaglio uno spazio molto più grande, se serve. Devo fare i conti con la professoressa d’italiano, quella che se non va a scuola, fa ripetizioni, corsi di scrittura creativa, corsi di formazione, articoli, comunicati stampa, e organizza eventi. Troppa roba? No, se devi lavorare per guadagnare. Prediligo i corsi di scrittura creativa perché nulla paga più dei ragazzi fuori dal rigido controllo di un programma. Ecco… la mia passione! I ragazzi. Amo portarli ad amare le emozioni narrate in una storia. Amo vedere nei loro occhi la vita! Sto lavorando ad un progetto. E‘ una cosa carina: guido un gruppo di adolescenti che scrivono, leggono, recensiscono, si divertono in nome della letteratura che piace. Riesco a comunicare molto bene con loro e questo, sicuramente, non è attribuibile alla mia esperienza come docente, ma come educatrice. Non sono molti a sapere che sono una professionista della disabilità. Mi ha lasciato tanto questa esperienza passata! Uno dei progetti che amo ricordare con affetto è „l’angolo di Eugenio“. Ha avuto notevole risonanza sul territorio nazionale. Ne ha parlato molto la Rai, e il Tg1, quando era bello da vedere. Ho abitato per due mesi con ragazzi con disabilità. E‘ stata un esperienza forte che mi ha cambiato nel profondo. Sono arrivata a questo, dopo diversi lavori nel sociale, nelle scuole con ragazzi portatori di handicap, e dopo aver vinto una borsa per un Master di II livello in una facoltà e università diversa dalla mia: io mi sono laureata in lettere, letteratura italiana, a Bari e il bando, invece, era a Scienze dell’educazione dell’università di Bologna. L’anima deve essere educata alla vita..e chi ha da raccontare la vita sa che è sacrificio e lavoro silenzioso. Io la penso così. E‘ stato in occasione di un viaggio sul Gargano per conto dell’università che ho conosciuto mio marito. Curavo l’ufficio stampa e le relazioni pubbliche per conto dell’università e allora galeotta fu un intervista. Lui era stato il tramite per approdare in Puglia dall’Emilia Romagna. All’epoca faceva l’assessore. Attualmente, si concentra su quello che è il suo lavoro: l’ingegnere. Come in una bella favole, mi ha portata a Venezia mi ha chiesto di sposarlo. Mi muovo molto per lavoro, ma faccio anche grandi rinuncie perché nella parte di Gargano, dove attualmente vivo, non c’è una rete di collegamenti che mi permette di essere veloce. Sono sei anni che ho sempre una valigia pronta.
Nuove penne...ma non di oche!
7) So che sei una giornalista, puoi dirci per quali testate hai lavorato, e cosa hai pubblicato?
Ho scritto per diverse riviste, locali e online. Ho collaborato per un periodo lungo e continuativo per Periodico Italiano, cartaceo e online, e successivamente sono passata ad una nuova testata che ha un nome analogo www.periodicoitalianomagazine.it. Editore e il direttore sono diversi. Il mio rapporto con la pubblicazione non è mai stato lineare. Non ho mai visto di buon occhio la pubblicazione. Per me era per i vuoti a perdere. Ho lasciato che mi inserissero in diverse antologie. Avevo intenzione di dedicarmi alla ricerca letteraria e pubblicare significava la morte dell’arte. Non ero la persona che sono. Ho cambiato idea con mio figlio perché ho pensato che avrei dovuto fare ordine fra tutti miei file, fra tutti i miei premi letterari, e non sarebbe stato male se più di qualcuno mi avesse ricordata a lui per ciò ché scrivo. E così, alla fine tutto avrà un senso e il cammino della mia scrittura mi porterà capire perché ho incominciato a scrivere. Le parole hanno senso di esistere se lasciano un messaggio, se hanno una funzione. Pensiero contestabile. Cinque anni fa è uscita una mia raccolta, Il Giardiniere, che ha avuto critiche molto favorevoli da persone autorevoli del mondo letterario. Diciamo, certi professoroni da cui tutti vorrebbero un plauso, anche se spesso si dice il contrario solo perché non accade. E‘ una microstoria in versi che narra la vita che si vorrebbe e quella che è stata, paradossalmente a ritroso, attraverso la memoria. Spero presto di farmi conoscere un pò meglio attraverso altre. Tempo al tempo. Grazie per avermi invitata in un blog di persone vere. Le uniche che preferisco.
 border=
Mamma mia, mi sono incantata ad ascoltare questa nuova amica, anche lei ci ha aperto il suo cuore. Più continuo le interviste e più mi rendo conto di quante donne eccezionali ho la possibilità di incontrare. Credo proprio che alla fine della mia avventura avrò un bagaglio di conoscenza “da paura”, però la poesia è ancora ostica per me… è confermato sono proprio ciuccia!
Lullibi
Nuove penne...ma non di oche!
 border=

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :