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Nuovi vincoli della Commissione sull’economia in arrivo.

Creato il 15 aprile 2013 da Informazionescorretta

Informazione Scorretta

A giugno verranno discusse nuove misure per vincolare le economie degli

Strumento convergenza e competitività, Convergence and Competitiveness Instrument, Commissione europea, Commission, EU, Troika
Stati membri dell’UE. Mentre tutti gli occhi erano sulla crisi di Cipro, la scorsa settimana, la presentazione alla Commissione europea di due comunicazioni che permetteranno di estendere il potere sulle economie degli stati membri è passata inosservata.  La proposta riguarda contratti vincolanti tra la Commissione e gli Stati membri per accordarsi su riforme strutturali neoliberiste, provvedimenti intesi a prevedere maggiori privatizzazioni e abbassando gli standard di vita e dei salari.

Particolarmente significativa è la proposta per le riforme strutturali, in primo luogo fatta l’anno scorso dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy.  Fondamentalmente la Commissione richiederebbe agli Stati membri dell’eurozona di firmare contratti bilaterali – il cosiddetta “Strumento Convergenza e Competitività” – su una serie di riforme strutturali.  In cambio della conformità lo Stato membro dovrebbe essere ricompensato con incentivi finanziari.

Questo tipo di riforme strutturali sono una parte cruciale del programma neoliberale.  Mentre la proposta della Commissione non è ancora chiara in tutti i dettagli, ciò che è reso esplicito sono i settori destinatari dell’innocente formula “riforme strutturali”: “In particolare, misure per affrontare la competitività, promuovere la stabilità finanziaria e migliorare il funzionamento del lavoro, dei prodotti e mercati dei servizi”.(1)

Ma la realtà di questo tipo di riforme è tutt’altro che innocente, come si può vedere nei paesi europei – dalla Grecia al Portogallo – sotto il diktat della Troika e la pressione dei mercati finanziari: l’abolizione della contrattazione collettiva, lo smantellamento della protezione del lavoro, privatizzazione dei servizi pubblici come l’acqua o l’industria, maggiore riduzione di stipendi.  La logica alla base delle riforme è semplice: da un parte l’indebolimento del lavoro e la privatizzazione dei servizi pubblici, aumentare la quota di profitto privato e orientare l’Europa verso una crescita trainata dalle esportazioni.  Questo concetto è indicato anche come “sollevare la competitività dell’Europa”.  In realtà, per raggiungere tale obiettivo, le élites economiche e politiche in Europa stanno attualmente aggressivamente spingendo per l’abbassamento dei salari e degli standard di vita e l’apertura dei mercati esteri per esportare se stessi fuori dalla crisi.

Questo non solo è in linea con gli interessi aziendali, ma anche con il programma (dalla visione limitata) del governo tedesco.  Nel gennaio 2013 Angela Merkel ha chiesto un maggiore competitività al World Economic Forum.  Nel suo discorso di Davos la Merkel ha dato un chiaro messaggio sul motivo per cui questo tipo di contratti vincolanti sono necessari: “L’esperienza politica mostra, che è necessaria pressione per ottenere riforme strutturali”. L’opinione neoliberista pensa che in tempi di crisi vi sia la necessità di soluzioni che sono al di là del controllo di ciò che essi chiamano la “politica giorno per giorno”, e il resto di noi chiama democrazia parlamentare.  Angela Merkel riferisce ad esempio un “best practice” dalla Germania, che fa riferimento all’alto tasso di disoccupazione di questo paese intorno al 2000, modificato dall’agenda Hartz che ha aperto la possibilità per il mercato del lavoro, motivo per cui i salari tedeschi non hanno conosciuto la stessa sorte di quelli europei, insieme ad un’economia fondata maggiormente sull’esportazione.

La Commissione combinare questo approccio – costringendo gli Stati membri ad effettuare particolari politiche economiche – con incentivi finanziari. L’entità e i tempi di questo incentivo non è stato ancora definito.  Tale assistenza finanziaria – che in ogni caso è probabile sia piuttosto limitata – può essere fermata o recuperata, se gli Stati membri non riescono a raggiungere gli obiettivi concordati.  Questa combinazione di forza e di assistenza finanziaria – il bastone e la carota – può essere intesa come una concessione ai progressisti pro-europei.

A tutt’oggi non è ancora chiaro come questi contratti saranno volontari. E’ molto probabile che la Commissione trovi un meccanismo per spingere o addirittura costringere gli Stati membri a tali contratti.  Una frase è molto rivelatrice a questo proposito: “L’uso dello strumento Convergenza e Competitività verrebbe innescato da un invito ad uno Stato membro partecipante.” Questo tipo di invito, probabilmente, sarebbe molto difficile da rifiutare.

Tali contratti sono essenzialmente lesivi del processo decisionale democratico.  Mentre i parlamenti nazionali dovrebbero avere voce in capitolo quando lo Stato membro interessato approva i contratti che comportano qualsiasi deviazione dal percorso (ad esempio se vi è una nuova maggioranza parlamentare che vuole varare nuove misure, si rischia  la perdita o addirittura la restituzione del contributo finanziario ricevuto), dato il carattere di capestro queste misure sono poco più che formalità decise direttamente dalla troka.

Finora non sono stati finalizzate decisioni, ma questi “contratti” saranno un argomento importante in occasione del vertice UE di giugno.  Dopo il “Six Pack” e il “Fiscal Compact” , questo è  l’ennesimo tentativo di influenzare direttamente politica ed economia, rafforzando ulteriormente la Commissione europea, l’istituzione meno democratica d’Europa.

(CEO)

Note:

(1) http://ec.europa.eu/economy_finance/articles/governance/pdf/2039_165_final_en.pdf


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