Aprile-Maggio 2013
Carissimo Dario Salvatori,
Ho 49 anni: sono un diversabile (con spina bifida e idrocefalo) dalla nascita.
L’immediato mi ha fatto considerare le mie diversabilità problemi, costringendomi a conviverci e m’hanno portato, spesso, ad autocommiserarmi.
Non ne ho visto, da piccolo, che il negativo: sedia a rotelle, stampelle, non potere fare ciò che altri potevano, sempre e tanto, ma ciò che ne è derivato, poi, e sto vivendo, ancora, salvo piccoli, fastidiosi problemi, m’ha fatto considerarle risorse, ricchezze da offrire ai più bisognosi, condividere con tutti.
Ne ho visto, infatti, da adulto, pure il positivo: ho abbandonato, per molto, la sedia a rotelle, dagli 11 anni, le stampelle non erano più negative, ma indispensabili per la mia autonomia, avevo il Patentino, ho, dal 1983, l’Inserimento Terapeutico nella Biblioteca Comunale della mia città.
E la Musica!
Che mi aiuta infinitamente!
Questo desideravo dirti.
Cordialità.
Luca Lapi - Borgo San Lorenzo
RISPOSTA:
La sua è una lettera che mi ha toccato molto, gentile signor Lapi.
Lei si definisce un diversabile, ma mi creda, il suo entusiasmo, la sua voglia di combattere e la positività con cui affronta la vita, sono valori rari.
Anche per chi si considera “abilissimo”.
Siamo orgogliosi di avere un lettore come lei.
Dario Salvatori