Nei mesi di luglio e agosto, di lunedì e venerdì, partecipo A QUESTO GIOCO: se vi va, unitevi, non c'è limite di tempo
L'argomento abbigliamento, per chi come me è rimasta fedele a 'nu jeans e 'na maglietta, è piuttosto scarno da trattare, almeno al presente.
Però, pescando nella memoria, ho tanti ricordi legati a dei capi di abbigliamento, e quindi credo che i miei lunedì saranno soprattutto all'indegna dell'amarcord.
Eravamo uscite da scuola due ore prima, non ricordo il motivo, e ovviamente nessuna di noi aveva voglia di tornare a casa. La scuola, tra l'altro, era proprio all'inizio di Corso Vittorio Emanuele, la strada del passeggio e dei negozi: una vera istigazione alla fuga, diciamolo.
Ci eravamo così avviate in 4 o 5 di noi chiacchierando del più e del meno e guardando le vetrine.
Anche se eravamo quelle della generazione di jeans e maglietta, in ogni donna c'è la voglia di qualcosa di femminile, alla moda, e il corso era il luogo giusto per trovare l'abbigliamento ultimo grido.
Le mie amiche appartenevano per lo più alla borghesia agiata della città, mentre io ero figlia di contadini poveri, sicché sapevo benissimo che a casa mia i prezzi dei negozi del centro erano proprio off limit, però a guardare non si paga e dunque, mentre loro progettavano veri acquisti, guardavo anche io sia pure solo per prendere delle idee e vedere se si trovava qualcosa di simile al mercato.
Arrivammo così davanti alle vetrine di Passaro, uno dei negozi storici di Avellino, quelli di una volta, che portavano capi alla moda e, all'epoca, quasi esclusivi.
E fu lì che la vidi, nella vetrina a sinistra della porta, sotto una camicetta bianca di seta: una gonna a godet, plissée, di un tessuto leggero che la mia amica esperta mi disse essere chiffon, blu fantasia; c'erano stampate tante piccole susine bianche, ma piccole piccole, così che da lontano sembravano pois. Bellissima!
Rimasi incantata davanti a quella vetrina. Incantata e intristita: la gonna costava 60.000 lire, una cifra enorme! Non me la sarei mai potuta permettere.
Nemmeno lo dissi a casa, ma ci passai e ripassai più volte davanti a quella vetrina, pensando a come fare per racimolare i soldi; avevo l'esame di stato, quell'anno, e tra me e me mi dissi che, se avessi preso 60 che all'epoca era il massimo, mi avrebbero dato la borsa di studio, ed erano 30.000 lire. Qualcosa mi avrebbe regalato papà... magari cercando di impietosire mamma, chissà...
La guardavo e ogni volta mi ci immaginavo, con quella gonna; all'epoca pesavo 55 chili su un metro e 72 di altezza, avrei fatto un figurone, mi dicevo.
Passò la primavera, feci l'esame, presi 60, ebbi la borsa di studio, misi da parte tutti i soldi che potei e a fine agosto, con l'inizio dei saldi, andai con 48.000 lire in tasca a vedere se la gonna c'era ancora e se con quella somma potevo permettermela.
Non la trovai, era finita in primavera, mi disse la commessa.
L'altro giorno in una vetrina ho visto una gonna plissée blu a pois
Ragazze, sappiatelo, l'immaginazione sa essere decisamente crudele, a volte!
P.S. Andiamo a vedere cosa indossano gli altri blog che partecipano al gioco:
Abbandonare Tara
Mamma & Prof
La casa sull'albero
Anch'io
Parlo di Me
Vita da Museo
La parola...
Non per tutti
Tu che tagghi i tag
Visione
Petronius Arbiter
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake