Trento - Anche di questo si è parlato al Festival dell'economia di Trento. E una tesi interessante l'ha sviluppata Julia Cagè, professoressa di Economia presso il Dipartimento di Economia e Scienze a Parigi (foto).
La domanda è questa: è possibile sviluppare un giornalismo capace di unire l'impegno del professionismo senza i condizionamenti o il servilismo dei professionisti?
E' possibile ottenere un'indipendenza economica per ottenere l'indipendenza dell'informazione?
Secondo la Cagè esistono già nuove organizzazioni basate sulla forma no profit. E un numero crescente di persone sta sostenendo le formule no profit a favore dello sviluppo di un giornalismo diverso, indipendente e professionale. Si possono già trovare diversi esempi di media no profit, ed esistono varie forme di strutture e aggregazioni sociali di proprietà editoriali non commerciali, con una governance diretta.
Come in Gran Bretagna c'è , così in Germania la più grande società di media è la Bertelsmann, è di proprietà della Fondazione Bertelsmann, che è un ente senza scopo di lucro. Il suo limite consiste nel fatto che i piccoli "donatori" non hanno nessun diritto di voto, e quindi la concentrazione di potere resta in poche mani.
Per la Cagè "lo sviluppo di società no profit rappresenta un quadro che si incrocia tra le imprese pubbliche e le fondazioni. L'impresa senza scopo di lucro deve investire su entrate surplus ogni giorno e rischia di essere sempre indietro con l'organizzazione, gli azionisti non sono ammessi, le tasse e i contributi fiscali non sono deducibili".
Una buona soluzione? Per la Cagè è necessario un cambiamento di mentalità: "Oggi i donatori, attraverso il modello del crowdfunding, semplicemente offrono denaro; dovrebbero invece diventare a loro modo azionisti dell'impresa o almeno protagonisti della sua governance". Una prospettiva interessante ma ancora poco esplorata.
Fonte: Le nuove frontiere del giornalismo, unimondo.org.
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