La notizia del nuovo grave infortunio della stella Derrick Rose, play maker dei Chicago Bulls, arriva come una mazzata per tutti gli amanti dell’NBA.

Questo perchè Rose, al di là del tifo, è uno dei nomi di assoluto richiamo del campionato più bello del mondo (e per una volta usiamo quest’espressione, senza correre il rischio di cadere in facili iperboli).
Il più giovane MVP della storia, ancora adesso appena venticinquenne, era reduce da un pesante infortunio al crociato che lo aveva messo ko per tutta la stagione precedente: un calvario durato in tutto 18 mesi e che sembrava essere concluso quest’anno con la ripresa della regular season, dove i fari erano puntati ovviamente tutti su di lui e la sua franchigia, seria candidata al titolo, potendosi avvalere di nuovo delle sue prestazioni.
Invece a fare crack stavolta è stato il menisco… avrebbe potuto essere un infortunio serio, ma non troppo in fondo, qualcosa che lo tenesse lontano dai parquet per qualche settimana – nelle più ottimistiche delle ipotesi, sia chiaro – o al limite un paio di mesi.

Invece il responso parla chiaro: 6 mesi, che tradotto in soldoni, significa stagione finita. Una scelta, una decisione condivisa, quella di farsi ricostruire il menisco, operandosi. In questo modo l’atleta e il suo entourage sono ben consapevoli di mandare in malora una stagione assai promettente ma il male minore in fondo è questo, rispetto al serio rischio di mandare in malora l’intera carriera.
Nel frattempo, il contraccolpo psicologico sulla squadra dei Bulls è stato fortissimo. Frastornati e strabattuti contro i Clippers di Chris Paul la sera successiva alla notizia dell’infortunio, nonostante un indomito Noah.
Un grande in bocca al lupo al campione; d’altronde, come detto in apertura, Rose è giovanissimo, un classe ’88 e di tempo, se davvero la malasorte smettesse di perseguitarlo, ne avrebbe per recuperare e per riottenere lo scettro di migliore del mondo. Basterebbe in fondo che tornasse operativo, efficiente, per il bene di questo sport e per la gioia di tutti coloro che ammirati ne seguono le gesta