I risultati, pubblicati sulla rivista Brain, mostrano che l’attività elettrica del cervello differiva molto poco tra sonno e veglia nei pazienti in stato vegetativo, mentre quelli in stato di minima coscienza aveva caratteristiche molto vicina a quelle del sonno normale in un soggetto sano. È altresì emerso che in questi pazienti era presente il NREM (non rapid eye movement) e il REM (rapid eye movement), che è una dimostrazione dell’attività onirica.
«Tutto ciò indica dunque che essi possono sognare», ha sottolineato Steven Laureys, direttore del Coma Science Group, «di conseguenza si può legittimamente supporre che essi hanno ancora una forma di coscienza di sé stessi, oltre ad una certa coscienza del mondo esterno».
Lo studio dunque costituisce un ulteriore strumento per affermare la coscienza residua in pazienti che parte della società vorrebbe dichiarare clinicamente morti.