Nuovo test sul cellulare per genitori omofobi

Da Psicologiagay
 

Su Leggo del 29 settembre è descritta e commentata una nuova applicazione per telefonini Google, disponibile a 1,99 euro sul Market di Android (vedi anche Giornalettismo).

Nell’era della tecnologia informatica, per sapere se il proprio figlio maschio sia gay, basta rispondere a un test. Pur non avendo alcuna pretesa di scientificità, “Mio figlio è gay” consiste di 20 domande basate su stereotipi omofobi e luoghi comuni, in grado di rassicurare il genitore preoccupato della “normalità” del figlio.

Commentata sbrigativamente dai promotori come “un gioco”, questa operazione di marketing sembra, piuttosto, un insulto della realtà omosessuale, a svantaggio di genitori ignoranti e preoccupati. Ciò che è più grave, non considera i possibili danni psicologici nei confronti dei loro figli adolescenti, col rischio di essere “bollati” come gay da un verdetto fasullo, senza essere stati nemmeno interpellati.

Nel già diffuso clima di intolleranza e discriminazione sociale, questo test apparentemente ingenuo ed esiguo nel prezzo fa leva sullo stato di disagio psicologico dei genitori, alle prese con la propria omofobia interiorizzata.

La possibilità di riconoscere da pochi indici comportamentali o stereotipi l’orientamento sessuale appare una manovra estremamente goffa e superficiale, oltre che offensiva.

Ciò che invece era di regola somministrare alla leva militare, il test MMPI-2 (Minnesota Multiphasic Personality Inventory – 2), non rilevava l’orientamento ma il ruolo sessuale o ruolo di genere, ovvero, un insieme di caratteristiche culturalmente associate agli uomini e alle donne.

Nel serpeggiare delle terapie “riparative”, giochi apparentemente innocui ed innocenti come questo test fanno riflettere sulla necessità di aumentare l’informazione scientifica sul tema dell’identità e dell’orientamento sessuale. Soprattutto nelle scuole, dove aumentano gli atti di bullismo omofobico, ci sarebbe bisogno di fare chiarezza per salvaguardare la salute ed il benessere degli adolescenti.

A cura delle dott.sse Ilaria Peter Patrioli e Paola Biondi


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