Continuano ad essere gli animali i veri protagonisti dei detti partenopei più popolari. Il motivo probabilmente è, come abbiamo analizzato precedentemente, che similmente ad autori come Fedro, il popolo napoletano, rispecchia parte dell’agire umano in atteggiamenti istintivi e primordiali tipici di alcune bestie. Ancora una volta però il nostro amico a quattro zampe non è che allegoria della Sorte, intesa alla latina, come destino imperturbabile, che trascende la volontà dell’uomo, e che si accanisce, ciecamente, spesso, purtroppo, contro chi meno ha la forza di reagire.
” ‘O cane mozzeca ‘o stracciato”
TRADUZIONE:
“Il cane si accanisce sullo straccione”
Al di là della semplice intuizione osservativa, caratterizzata dal fatto che il cane, istintivamente, essendo attratto dal moto degli stracci di un vagabondo, lo aggredisce, mordendolo e strappandogli gli ultimi resti, di un abito logorato dal tempo, c’è da analizzare l’assoluta concezione di un Fato cieco, indifferente, che non si preoccupa di chi ha di più e chi ha di meno, e che agli occhi di molti, spesso, si rivela terribilmente ingiusto.
A volte il proverbio assume le sembianze di un interrogativo:
” ‘O cane a chi mozzeca? ‘O stracciato”
Come per dire, con chi vuoi che se la prenda la Sorte, se non con i più deboli?