Avete mai sentito parlare di un insolito personaggio, chiamato ‘o nciarmatore? Il termine rimanda subito ad “inciarmo”, usato per indicare qualcosa che ha una certa predisposizione all’inganno.
Nell’antica Napoli, ‘o nciarmatore era una figura molto ambigua: conosciuto da tutti come un “guaritore”, in realtà non era altro che un ciarlatano, pronto ad imbrogliare le persone. Tutti erano convinti che fosse immune al veleno dei serpenti, grazie all’intercessione di San Paolo e San Domenico da Cucullo, la cui statuta, avvolta da cento serpenti intrecciati tra di loro, ogni anno viene portata in giro per l’omonimo villaggio abruzzese a cui deve il nome.
‘O nciarmatore conosceva bene tutte le caratteristiche ed i segreti della medicina naturale ed era in grado di preparare i cosidetti “cataplàsemi”, ovvero decotti, erbe, filtri ed impacchi alle erbe. Per questo motivo le persone più povere e poco acculturate (soprattutto nelle campagne) richiedevano il suo aiuto per far fronte alla malattia di qualche parente, credendo che potesse realmente guarirli.
Ogni volta, ‘o nciarmatore, inscenava un rito per far credere a tutti che avesse doti straordinarie e guadagnarsi la loro fiducia. Col passare degli anni, la sua figura non esiste più ma comunque il termine nciamatore viene ancora usato per designare qualcuno che fa parte del mondo dei maghi e delle fattucchiere o qualcuno che tenta in qualche modo di imbrogliare qualcun altro, quali santoni e falsi medici.
Ferdinando Russo ha dedicato una poesia a quest’ambigua figura:
‘O nciarmatore
Mmiezo a lu mare nc’ è nu nciarmatore
c’ arravoglia matasse ‘e filo niro.
Ogne filo che spezza è nu delore,
ogne nudeco ‘e filo è nu suspiro.
E mbroglia e sbroglia, e muòvete ca vai,
ogne matassa cientumilia guai;
e quann’Ammore nun è cchiù sincero
se mbrògliano accussì, core e penziero.