Tra le più antiche forme d’arte presenti a Napoli, una è quella che ci rende conosciuti ovunque, ed la canzone napoletana.
Conosciuta in tutto il mondo, dolce sinfonia che parte dal cuore, parole in musica che cantano l’amore, quante volte anche in America hanno ascoltato ‘O sole mio? E’ proprio grazie alla musica che in passato a Napoli nasceva un altro degli antichi mestieri napoletani, non il musicista o il cantante ma ‘O pusteggiatore.
‘O pusteggiatore o ‘e pusteggiature nel caso si trattasse di più persone, era una figura che faceva della musica il suo strumento di guadagno. Passeggiando tra le strade della città, in luoghi affollati e ristoranti pieni di gente facoltosa e turisti, improvvisava uno spettacolo canoro accompagnato dal suo strumento con cui allietava alcuni momenti, ricevendo in cambio notevoli mance.
Con il passare del tempo, partendo dal XVIII secolo, alcuni più fortunati avanzarono nei salotti dei ricchi della città, accompagnando in musica feste e ricevimenti in cambio di laute ricompense mentre nel secolo successivo, altri riuscirono ad oltrepassare i confini portando la loro arte in giro per il mondo, raggiungendo anche l’America, meta che a quei tempi era considerata come un vero e proprio traguardo.
Il passare del tempo e l’arrivo delle nuove tecnologie e diritti d’autore dimezzarono di gran lunga la categoria dei posteggiatori che fino a quel momento con la musica si erano quantomeno guadagnati da vivere, in casi più fortunati avevano addirittura trovato il successo, come Enrico Caruso, che iniziò la sua carriera esibendosi ai Bagni Risorgimento di via Caracciolo per poi proseguire la sua scalata all’immenso successo.
La figura del posteggiatore ad oggi non è svanita del tutto e anche se la peculiarità dovuta all’antichità non si evince a pieno titolo, spesso si prova a ricreare l’atmosfera di un tempo, quando ai matrimoni viene richiesta la ‘pusteggia’, cioè un gruppo di persone che intonano le antiche canzoni napoletane.