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O Ridere o Morire, ovvero Leggere Barbara Garlaschelli

Creato il 15 maggio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Loredana Aiello 15 maggio 2013 lO Ridere o Morire, ovvero Leggere Barbara Garlaschelli

Cosa c’è di più rassicurante del proprio focolare? Chi più fidato dei familiari? Cambierete risposta dopo aver letto O ridere o morire della milanese Barbara Garlaschelli (1965). Il libro, pubblicato da Marcos y Marcos nel 1995 e presentato dieci anni dopo in una nuova edizione da Todaro nella collana Impronte, è in realtà una raccolta di racconti, tanto stringati quanto taglienti. L’autrice narra le vicende dei più disparati personaggi: non ha preferenze né di genere né di età. Con disinvoltura passa da un racconto all’altro (ben quarantadue in tutto) mostrandoci una vasta vetrina di umanità accomunata soltanto da spiccate attitudini al problem solving. Anche il livello strutturale dei racconti è privo di consequenzialità; vi sono racconti in prima persona o in terza, alcuni si svolgono nell’arco di una vita intera, altri raccontano pochi secondi, tempo reso quantitativamente anche dalla lunghezza che varia dalle diverse pagine a poche righe, talvolta persino poche parole. Questo è il caso del racconto intitolato La breve storia della tarantola maschio: «L’amò, morì». L’umorismo della Garlaschelli, asciutto e puntuale, è sempre velato da una sfumatura di nero. I protagonisti sono spesso vittime di una situazione familiare o lavorativa difficile che li esaspera a tal punto da rendere loro la vita insopportabile; in preda alla più cupa disperazione non manca chi decide di compiere il gesto estremo e porre fine ad un’esistenza considerata inutile. L’esistenza di un’altra persona, però. Nella maggior parte delle vicende, infatti, le vittime si trasformano in violenti assassini privi di coscienza, anzi si compiacciono umoristicamente delle proprie gesta, sollecitando anche il riso del lettore. Da brava maneggiatrice del genere noir, la scrittrice riesce nell’arco di poche pagine – o meno – a narrare in modo incisivo tutto l’universo psicologico dei personaggi che descrive o racconta in prima persona. Non è necessario riferire tutti i trascorsi di ogni singolo personaggio per capire in che stato mentale essi si trovino, l’urgenza emotiva che provano: l’ab urbe condita di ogni vissuto è quasi del tutto – piacevolmente – abolita.

O Ridere o Morire, ovvero Leggere Barbara Garlaschelli

Il risultato? Racconti stringati e taglienti come un bisturi, parole selezionate chirurgicamente, talvolta dall’umorismo talmente sottile da sfuggire alla prima lettura, ma sempre molto cinico, e, bisogna ammetterlo, liberatorio, catartico. In effetti, la maggior parte di questi brevi racconti inizia trasmettendo al lettore una forte frustrazione, il peso di una condizione che sembra senza via di uscita, una cupa condizione da cui sembra difficile risollevarsi. La bravura della scrittrice si manifesta nella soluzione, talvolta estremamente ingegnosa, escogitata per concludere la vicenda. Non sempre le vittime diventano carnefici; talvolta un omicidio mal premeditato va in porto grazie ad un piccolo tocco di fortuna che può celarsi dietro un infarto o un’informazione errata. Essendo le storie molto brevi non posso accennarne la trama, ma le tematiche sono moltissime: madri che odiano le figlie, professori frustrati, aspiranti scrittori, la storia di un profondo odio che lega una coppia di gemelli, e tutte le variegate forme di violenza domestica. Le soluzioni oscillano dall’omicidio più efferato causato da una momentanea incapacità di intendere e volere, ad una fredda premeditazione, dal cannibalismo alla fatale conclusione di una catena di eventi, effetto domino. O ridere o morire è un simpatico libro noir dove la leggerezza e l’humour sostengono una funesta tematica, degna della peggior cronaca nera. Il principale pregio è l’incisività – verrebbe da dire che si legge da solo – a cui fa da contrappunto la prevedibilità della conclusione: dopo un po’ è facile prevedere il modus operandi di Barbara Garlaschelli. Ridere o Morire? Nessun grande dilemma. Non sempre si ride, ma quasi sempre ci scappa il morto.

In copertina: Immagine tratta dal film Il delitto perfetto (1954) di Alfred Hitchcock

O Ridere o Morire, ovvero Leggere Barbara Garlaschelli


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