Sbaglierò, ma resto convinto che una riunione a porte aperte avrebbe consentito di capire meglio. La dichiarazione di Andrea Virgilio a welfarenetwork rilancia utilmente il dibattito.
Andrea Virgilio, capogruppo del Pd in Provincia
L’antipolitica la si sconfigge ripristinando il senso più faticoso e più affascinante del fare politica: l’elaborazione, la proposta, la presa d’atto che i problemi non si risolvono con facili slogan ma con l’approfondimento, la costruzione di relazioni e la partecipazione
Così sostiene giustamente il capogruppo del Pd in consiglio provinciale, tornando su quella riunione che il giornale La Provincia e anche welfarenetwork e inviatoquotidiano.it, giornale on line guarda un po’ del petroliere libico-libanese Triboldi e del formigoniano di latta Salini hanno considerato come spaccatura nel partito. Personalmente sono lieto che una forza d’opposizione sia prevista dall’ordinamento delle autonomie locali e dello Stato in tutte le sue articolazioni. L’opposizione deve verificare, controllare, casomai proporre alternative, diffondere una strategia alternativa a quella di chi governa. Quanto mi ha dichiarato il deputato Pizzetti sembrava di parte perrina, subalterno al centrodestra. Il deputato ha proposto una strategia giustificandola con motivi non infondati. Si facciano le opere di bonifica e ripristino, si convochi l’osservatorio Tamoil per controllare, se i patti non sono rispettati si proceda con azione civile, non penale. E’ una linea plausibile e che si qualifica come opposizione, dato che Perri, espressione di grandi poteri che non so quanta libertà gli lasciano, non ha mai convocato l’Osservatorio Tamoil.
E stare all’opposizione è necessario: lo si può fare dando un apporto d’idee, che mi pare anche sufficiente, visto che la maggioranza dopo aver rinunciato all’Osservatorio Tamoil adesso vende pure il tempo pieno delle scuole. Ma Virgilio sostiene anche che:
Durante la fase di definizione dell’accordo Tamoil, pur nella legittima esigenza della riservatezza, i partiti hanno preferito delegare i loro rappresentati istituzionali; tuttavia, resto convinto che, lungo quel cammino faticoso, le forze politiche avrebbero dovuto far sentire la loro voce, per avanzare proposte e per non limitarsi ad un’inutile valutazione ex post, con la solita liturgia del documento politico votato a giochi fatti. Non credo che questa ritualità possa definirsi “moderna” e “democratica”.
Ma questo che significa? Che il Pd con i suoi consiglieri comunali deve uscire di scena? Che tutto è stato deciso dai parlamentari e dai rappresentanti “istituzionali”? Anche i consiglieri comunali lo sono. Inoltre il quadro è cambiato. Il processo è quest’anno. Il Pd non ha più nulla da dire? Ci sono alcuni dati di fatto: un inquinamento enorme, documentato, storico, quindi con responsabilità storiche. Vogliamo uscire da questa storia di responsabilità condivise e imprimere un cambio di rotta, dando il messaggio il messaggio che Cremona non è terra per furbi petrolieri e industriali con pochi scrupoli, considerati i capi d’accusa? Che questa non è terra per potenti feudatari?
Ritengo che il deputato Pizzetti preluda intelligentemente a questa svolta. Perché allora Virgilio vuol mettere il bavaglio ai consiglieri comunali del suo partito, che quella svolta cercano? Dopo due anni, e in un contesto cambiato, il partito ha fatto bene a riunirsi ed esprimersi. Tacere avrebbe significato lasciar fare al Comune quel che gli pare, senza che alcuno rappresenti i tanti NON elettori di Perri. E potremmo dire quindi: ma chi fa opposizione in città? Nessuno?
Segue l’integrale dichiarazione di Andrea Virgilio a Gian Carlo Storti:
0.000000 0.000000Il dato di fatto è che nella sostanza senza retorica il PD si è spaccato
resto convinto che mettere insieme l’attuazione dell’accordo con la costituzione di parte civile in sede processuale non sia una via concretamente praticabile. Anzi, ho la netta impressione che sia una posizione piuttosto ambigua: una scelta probabilmente facile, scontata per una forza che si colloca all’opposizione e che non detiene responsabilità di governo, una scelta dettata da quell’apparente buon senso che non tiene conto delle relazioni necessarie non solo per perseguire l’accordo, ma per andare, in prospettiva, oltre a quegli impegni già formalizzati.
Non mi convince il rischio sottovalutato di delegare tutta la questione ambientale all’esito incerto ed indeterminato di un procedimento giudiziario; credo, al contrario, che il dovere delle istituzioni dovrebbe essere quello di garantire l’attuazione degli impegni presi dall’Azienda, monitorando, informando i cittadini e soprattutto promuovendo il ruolo degli enti locali nel salvaguardare la riqualificazione e la bonifica.
Sull’area Tamoil il nodo non è la costituzione di parte civile del Comune, il tema è molto più ampio e complesso. La volontà del confronto non è autentica nel momento in cui viene presentato un documento (quello votato nella Direzione Cittadina) carente di condivisione e di prospettiva e la cui formulazione iniziale era purtroppo concentrata sull’unico punto di contrasto all’interno del PD.
Durante la fase di definizione dell’accordo Tamoil, pur nella legittima esigenza della riservatezza, i partiti hanno preferito delegare i loro rappresentati istituzionali; tuttavia, resto convinto che, lungo quel cammino faticoso, le forze politiche avrebbero dovuto far sentire la loro voce, per avanzare proposte e per non limitarsi ad un’inutile valutazione ex post, con la solita liturgia del documento politico votato a giochi fatti. Non credo che questa ritualità possa definirsi “moderna” e “democratica”.
Oggi i partiti non possono limitarsi semplicemente a “ fare il compitino”. L’antipolitica la si sconfigge ripristinando il senso più faticoso e più affascinante del fare politica: l’elaborazione, la proposta, la presa d’atto che i problemi non si risolvono con facili slogan ma con l’approfondimento, la costruzione di relazioni e la partecipazione.
Tamoil, nella sua drammaticità, richiama pertanto la politica alla sostanza. Ad esempio, si pensi alla difficile questione degli esodati e al fatto che il decreto del governo rischia di compromettere la parte occupazionale dell’accordo; un grande partito come il mio deve occuparsi del risanamento di una grande area industriale, pensare concretamente al destino che vogliamo riservare a questa parte di città e con tutta onestà è su questo che apprezzerei il protagonismo del PD, anche attraverso un dibattito aspro ma trasparente.
Purtroppo, nella discussione che si è innescata, il rischio palese è quello di mostrare che il re è nudo, che la logica dei partiti è spesso generata dal ruolo (opposizione VS funzione di governo), dalla strumentalizzazione delle posizioni in campo. Al contrario, occorre affrontare con maturità e sobrietà la concretezza dei problemi e l’attenta analisi delle possibili ricadute rispetto alle scelte.Andrea Virgilio
(capogruppo PD in Consiglio Provinciale)