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Due le ragioni principali del dissenso, tra le nove caratteristiche sondate: innanzitutto l'onestà – complici anche i controversi passaggi del "Datagate", a minarla – e poi le capacità di government – con i problemi della tanto sostenuta riforma sanitaria "Obamacare", in primo piano. A quanto pare è il secondo aspetto a pesare di più sull'impopolarità: a conferma di quanto l'essere un manager efficace per il Paese, sia per gli americani al primo posto tra le carattersitiche di un Presidente, il responsabile dei sondaggi di CNN, Keating Holland, ha ricordato che nonostante il caso Monica Lewinsky avesse portato la fiducia nell'onoestà di Bill Clinton al bassissimo valore del 20 per cento, per tutto il periodo dello scandalo tre quarti degli americani continuavano a fidarsi «nella sua capacità di fare le cose», di guidare il Paese.
Anche l'Economist è stato molto duro in questi giorni sul presidente Obama: in un editoriale del settimanale si parla anche delle sue debolezze in politica estera, scarso nel ruolo di "pivot" asiatico, «distratto con l'America Latina» e poco amato dai leader alleati di Arabia Saudita e Israele. A tal proposito, l'accordo sull'Iran sarebbe la prova: il presidente Netanyahu l'ha definito «un errore storico». A pochi giorni dalla firma, a mettere in discussione la politica estera di Obama, erano usciti due retroscena – di Associated Press e di al Monitor – secondo cui tra gli Stati Uniti e l'Iran sarebbero stati in corso negoziati, sembrerebbe portati avanti dal vice segretario di Stato Burns, già da marzo e senza aver sentito il parere e ricevuto il mandato dagli alleati.
Non solo: a tale circostanza, secondo i retroscena, sarebbe legata la decisione di non attaccare la Siria ad agosto. L'attacco, infatti, avrebbe rischiato di interrrompere le trattative, vista la stretta vicinanza tra l'Iran e Assad. E sempre sulla Siria, ci sarebbe un altro retroscena a sollevare l'opinione pubblica: secondo un articolo del Wall Street Journal, l'Amministrazione Obama sarebbe stata a conoscenza di attacchi di "modesta entità" da parte di Assad, con l'uso di armi chimiche, fin dal luglio del 2012.
Ma i guai di Obama, non finiscono qui. Dai dati riportati dalla CNN, il 53 per cento degli americani dicono che non è una persona ammirabile e altrettanti dicono che non è un leader «forte e deciso». A questi si aggiunge un altro 56 per cento che affermano che «non ispira fiducia».
A sottolineare il periodo, ci si è messo anche il magazine GQ, cha ha pubblicato l'annuale classifica dei 25 personaggi meno influenti del pianeta. Tra questi Obama sarebbe al 17esimo posto con la motivazione: «Perché anche se al Congresso è costantemente ostacolato dai Repubblicani abbiamo passato la maggior parte delle presidenza ad ascoltare bei discorsi che dicevano che le cose non sarebbero andate peggio. Ma puntualmente accadeva».
Ma dal sondaggio di CNN, non emerge un pieno pessimismo: il lato positivo dell'indagine sta in un aspetto personale, la simpatia. Il 70 per cento degli intervistati lo reputa una persona simpatica. Il lato umano pesa anche in una altro, e più importante, dato positivo: Obama è visto ancora come qualcuno che si occupa degli americani comuni e dei più deboli. In più - e qui c'è uno spiraglio ottimistico - il 60 per cento afferma che potrebbe ancora avere una visione per il futuro del Paese.
Su questo, sul futuro, sull'ottimismo, chiude anche quell'editoriale dell'Economist, che parla dei mezzi a disposizione del presidente, in grado di fargli lasciare lo Studio Ovale «famous for what he did, not just what he was». Insomma: Obama, nonostante il momento non troppo felice, può ancora "essere più bravo che simpatico".
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