Il 2013 non è certo stato un anno tranquillo dal punto di vista della protezione dei dati personali. Basterebbe citare le intercettazioni realizzate dalla National Security Agency americana per rendere l’idea. E proprio da queste intercettazioni ha preso il via un’azione congiunta delle maggiori compagnie che offrono servizi internet: a dicembre hanno indirizzato a Barack Obama una lettera aperta per chiedere di limitare l’accesso ai dati dei propri utenti.
Apple, AOL, Facebook, Google, LinkedIn, Microsoft, Twitter, Yahoo: questi sono i giganti del web che si sono rivolti al presidente americano per salvaguardare i diritti dei cittadini contro le ingerenze degli stati.
La risposta di Obama, spinto anche dalle insistenze dei governi degli altri paesi, è arrivata a metà gennaio con la promessa di nuove regole per le azioni della NSA. Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto al procuratore generale Eric Holder di preparare una proposta che consenta di tutelare la sicurezza nazionale limitando i poteri degli 007: per esempio, rendendo disponibili le intercettazioni solo in seguito all’autorizzazione di un giudice. Obama ha promesso garanzie anche per i cittadini stranieri che in questi anni sono stati sorvegliati.
Se queste promesse verranno mantenute potremo vederlo solo nei prossimi mesi, magari grazie a un altro Edward Snowden: senza le sue rivelazioni non avremmo scoperto nulla!
E sul fronte delle aziende? Vi abbiamo spesso parlato dei problemi di privacy che comportavano servizi internet o applicazioni per smartphone e tablet.
In Francia, Google è stata multata per 150.000 euro per aver violato la normativa nazionale in materia di protezione dei dati personali, soprattutto perché è mancata una corretta informazione agli utenti. L’azienda di Mountain View ha fatto appello contro la sentenza.
Anche Apple è di nuovo sotto l’attenzione dei difensori della privacy, in particolare per l’applicazione iBeacon contenuta in iOS 7, il nuovo sistema operativo per iPhone. L’applicazione darebbe la possibilità a luoghi pubblici (come musei, centri commerciali, stadi…) di identificare i visitatori e di tracciare i loro movimenti all’interno delle strutture. In un mondo in cui gli oggetti sono sempre più connessi, i rischi per la privacy e per la sicurezza si moltiplicano senza sosta.