Obama scrive a Emma (e non viene a cena)
Creato il 04 novembre 2014 da Marina Viola
@marinaviola
Ieri sera la posta l’ha portata in casa Sofia. Tra le varie pubblicità e cataloghi, c’era una busta di quelle grosse da documenti che non si possono piegare indirizzata a Emma. Il mittente era presdent Barak Obama, White House, Washington. Ho subito pensato: cos’ha combinato questa volta? Quando torna da scuola la metto al torchio. Ma poi mi è venuto in mente che un paio di mesi fa, mentre io stavo facendo le crepes, mi ha chiesto: “Mamma, qual è l’indirzzo di Obama?” “Io non lo so”, le ho detto, “ma se scrivi Casa Bianca secondo me arriva. È un nome poco comune, Obama: non si possono sbagliare!”Gli ha scritto, con la sua grafìa ancora incerta, un po’ storta e con lo spelling che lascia a desiderare (ha 8 anni, cosa pretendo!) che abita a Cambridge e che la Morse, la sua scuola, è alla fine della strada. Gli ha anche detto che la sua mamma, che sarei io, è italiana e fa delle buonissime crepes, quindi se passa da queste parti, dovrebbe venire a cena da noi, sempre che non abbia paura dei cani, visto che ha studiato a Harvard, che è qui a due passi. Ma senza impegno. Ha poi aggiunto che ha un fratello e una sorella.Sincerely, Emma PS: How are you?Ha messo la lettera in una busta, ha scritto l’indirizzo, il mittente, ha messo il suo bel francobollo e ha chiesto a Sofia dove fosse la buca delle lettere più vicina. “Sulla Pleasant street”, ha risposto Sofia. È la via a sette metri da casa nostra, quella che fa angolo e Emma ci passa dodici volte al giorno, ma ha voluto comunque che sua sorella le facesse una cartina per capire come arrivarci. Che Sofia, santissima Sofia, ha fatto. La lettera è stata spedita, e di Obama e Casa Bianca non se ne è più parlato, mentre delle crepes si, che me le chiede quasi ogni sera. Nel frattempo sono passati: il compleanno di Sofia, la litigata per chi voleva andare a Becket e chi no, la recita a scuola, la gita a Legoland e infine la cena a casa di zia Claudia per festeggiare Luca, Sofia e Sadie. E poi è arrivato ieri, giorno in cui il postino ha portato la busta di quelle grosse da documenti che non si possono piegare, quella indirizzata a Emma di cui parlavo prima.Quando è arrivata a casa dal doposcuola non ci poteva credere. Mi ha detto, seria e un po' preoccupata: “Mamma, ti prego, siediti vicino a me!”, come se avesse paura che Obama avesse scoperto della palla che mi ha detto ieri sera (no: non se li era lavati i denti. E si: Babbo Natale sta cominciando a osservare tutto, e forse ma forse poi va a dire tutto a Obama). Apre questa benedetta busta e dentro ci sono quattro foto: una del Prez da solo, con tanto di autografo e l’altra con lui, moglie e figlie, con la firma di tutti, una di un cane del presidente e una dell’altro cane del presidente, cosa che ci ha fatto capire chiaramente che non ha paura. Poi c’erano alcuni depliant: uno su come mangiar sano (Michelle ci rompe i maroni da anni che bisogna mangiare frutta e verdura, che tra l’altro Emma non mangia), uno su come la storia degli Stati Uniti sia profonda importante per la democrazia nel mondo (si, lo so. Ma sappiate che siccome Babbo Natale osserva anche me, sono stata bravissima e non ho fatto nessun commento), uno in cui c’è un’intervista a Obama (What is your favorite sport? robe così...) e una lettera che inizia con: Dear Emma, how are you? ma che poi diventa pallosa perché dice che deve studiare, che l’istruzione è la cosa più importante, che gli Stati Uniti qua e gli Stati Uniti là. Insomma, Emma si è cuccata una bella lettera che le insegna a essere una buona patriota.Sarò cinica, e per l’amore d’un dio, bravo Obama (e le sue seicento segretarie) a rispondere a una bimba di 8 anni che gli scrive, ma non ho potuto fare a meno di pensare che è così che si insegna l’amore per la propria Patria, che di per sé non è una cosa brutta, ma insomma, annebbia un po' l'essere oggettivi, ecco. E ho avuto come la sensazione che la mia bimba sia stata un po’ manipolata. E poi non ha neanche detto niente sulle crepes. Oh, dite quello che volete, ma io ci sono rimasta male.
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