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Obbligazioni bancarie, ecco come “orientarsi”

Da Mrinvest

Negli ultimi giorni hanno acquisito notevole risalto le perdite subite da alcuni risparmiatori / investitori italiani, che avevano collocato i propri risparmi nel mondo delle obbligazioni bancarie. Ma cosa sono le obbligazioni subordinate, “incriminate” delle suddette perdite? E siamo certi che tutte le obbligazioni bancarie abbiano lo stesso grado di rischio?

Partiamo dalle obbligazioni più sicure, spesso tecnicamente chiamate con il nome di “covered bond”. Si tratta di emissioni molto solide, poiché sia il capitale che gli interessi sono garantiti da un asset collaterale e quindi il valore dell’obbligazione è rappresentato da un bene reale che può essere smobilizzato in caso di crisi. In altri termini, se la banca va in crisi può vendere il collaterale e rimborsare senza patemi i risparmiatori. Per questo motivo si scelgono collaterali piuttosto solvibili, incrementando dunque il senso di serenità dei risparmiatori.

Un po’ sotto – in termini di sicurezza – i covered bond, troviamo le obbligazioni c.d. “senior debt”. Si tratta di obbligazioni abbastanza certe, che però non sono teoricamente escluse da un taglio del valore nominale di rimborso in caso di crisi della banca e qualora le precedenti emissioni non siano sufficienti a coprire le perdite. I titoli appartenenti a questa categoria sono abbastanza liquidi, con rendimenti superiori alle prime obbligazioni ma, evidentemente, inferiori a quelle più rischiose, di cui si dirà tra pochi istanti.

Per quanto concerne le emissioni subordinate più rischiose, che sono state recentemente al centro degli scandali mediatici, troviamo le subordinate additional tier 1: con durata indefinita (perpetua) possono essere richiamate a data prefissata dalla banca emittente. Il pagamento della cedola è discrezionale, analogamente a quanto avviene per la distribuzione dei dividendi agli azionisti, cui si allineano non solamente per la discrezionalità del rendimento, quanto anche per il concorso al ripianamento delle perdite in caso di crisi dell’Istituto. Ma perché allora il risparmiatore dovrebbe essere indotto a sottoscriverle? Facile, per il rendimento: non è difficile, anche in tempi di bassi tassi quali quelli odierni, trovarle al 5-6%.

Infine, le obbligazioni subordinate tier 2, che contrariamente alle AT1 hanno una scadenza predeterminata. Anche tali titoli, in caso di crisi, concorrono al ripianamento delle perdite, ma solo nel caso in cui i bond AT1 non siano sufficienti per coprire le perdite di cui si è detto. Per questo motivo i rendimenti sono sensibilmente inferiori alle AT1, ma sono pur sempre molto superiori alle obbligazioni più sicure…

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