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Obbligo dell’origine in etichetta: nuovo capitolo.

Creato il 18 ottobre 2010 da Scienziatodelcibo @scienziatodelci

tomato Il 6 ottobre è stato approvato alla Camera il disegno di legge sulla competitività in cui si estende l’obbligo dell’etichetta di origine anche a tutti i prodotti alimentari.
Il testo prevede che l’origine degli alimenti sia indicata obbligatoriamente in etichetta e che l’origine non venga omessa nella comunicazione commerciale per non indurre in errore il consumatore. Un’ulteriore novità è rappresentata dall’obbligo di menzionare la provenienza geografica di tutti gli ingredienti che vengono nominati o rappresentati con immagini in etichetta.

Secondo la Coldiretti questo disegno di legge servirà per tutelare efficacemente il Made in Italy, in una situazione in cui sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero senza una adeguata informazione, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero ma nessuno lo sa perché, finora, non è obbligatorio indicarlo in etichetta.
Il provvedimento che dovrà ora tornare all’esame del Senato, dove ha già ottenuto una prima approvazione, risponde anche ai nuovi indirizzi che vengono dall’Unione europea dove il Parlamento, all’inizio dell’estate ha votato a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, pollame, prodotti lattiero caseari, ortofrutticoli freschi (tra i prodotti che si compongono di un unico ingrediente che oltre al prodotto agricolo prevedono solo degli eccipienti come acqua, sale, zucchero) e per quelli trasformati che hanno come ingrediente carne, pollame ed il pesce. Staremo a vedere fino all’ultima approvazione se, come già successo nel recente passato, vi saranno quei ritocchi chirurgici che permettano l’elusione della norma.

Pomodoro italiano: la resa dei conti

Con l’aumento del 18 per cento degli arrivi in Italia, nel primo semestre 2010, del concentrato di pomodoro cinese destinato ad essere spacciato come Made in Italy è "estremamente importante l’impegno del commissario europeo Dacian Ciolos" ad esaminare la proposta sull’etichettatura obbligatoria per il pomodoro trasformato, proposta presentata "per la tempestiva ed apprezzabile iniziativa del ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan".
È quanto afferma il presidente della Coldiretti, Sergio Marini nell’auspicare una positiva conclusione della discussione entro l’inizio della prossima campagna di raccolta del pomodoro "per evitare che tornino a verificarsi le distorsioni e le speculazioni che hanno messo in crisi quest’anno il pomodoro Made in Italy".
Quest’anno si stima che arriveranno in Italia 100 milioni di chili di concentrato dalla Cina mentre il pomodoro nelle campagne del meridione viene pagato ai coltivatori fino al 29 per cento in meno rispetto allo scorso anno per colpa di operatori senza scrupoli che approfittano del proprio potere contrattuale per sottopagare il raccolto, altrimenti destinato a marcire nei campi.
Nelle campagne – continua Marini – "si segnalano ritardi, mancato invio dei mezzi di trasporto, ‘ricatti’ commerciali e clausole vessatorie che costringono i produttori ad accettare prezzi vicini a quelli riconosciuti per il pomodoro cinese, nonostante una annata caratterizzata da una produzione contenuta del 10 per cento con ottime caratteristiche qualitative". Per Marini, "a rischio per effetto dei comportamenti speculativi e delle distorsioni di filiera ci sono il reddito e l’occupazione nelle ottomila aziende italiane che su 85mila ettari di terreno coltivano pomodoro da destinare alle 173 industrie nazionali dove trovano lavoro 20mila persone".


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