Il caso della “cicciona blasfema”…
Non so, ci sono tante cose possibili da dire sul fatto (seguite il link se non avete presente l’accaduto), ma poche rilevanti. Rilevante è che dal punto di vista comunicativo sia stato un po’ uno scivolone, ma quelli che criticano gli scivoloni comunicativi, implicando così di solidarizzare con la causa ma non con chi combatte per la causa, di solito stanno facendo a propria volta uno scivolone comunicativo, facendo mostra di litigiosità ed incoerenza (per non parlare del tragicissimo effetto che fanno le scuse! Quando arriva il momento delle scuse e dei “mi hanno frainteso!”, estorti ed insinceri e che, si sente lontano un miglio, puzzano di paura ma non certo di pentimento…).
Non voglio cadere nella trappola, quindi ok, scelta dell’immagine inefficace e imprudente, soprattutto considerando gli squali clericali che non aspettano altro che sentir l’odore di mestruo nell’acqua per sfoderare i denti. Ma non ho intenzione di infierire su questo punto, c’è già gente profumatamente pagata per farlo sulla stampa di parte, io invece scrivo gratis.
Fra l’altro risulta abbastanza chiaramente che mentre probabilmente l’associazione Lgbte che ha organizzato la mostra ha simpatie LGBT, non è sotto il controllo ufficiale di nessuna associazione del comitato Gay Pride di Torino e insomma, uno non può controllare e prendersi responsabilità per tutto quello che ogni gay del pianeta fa o dice in ogni momento della sua vita; è ovvissimo qui il gioco al massacro mediatico, un gioco che io conosco benissimo in ogni sua parte e ogni sua dinamica e a cui onestamente non voglio prestarmi.
Quindi non perdiamo tempo col rituale della dissociazione e del lancio della accuse; piuttosto voglio domandarmi quello che non si domanda il mainstream, e cioè se c’è qualcosa di male nella sostanza dell’immagine, se posta nel suo giusto contesto.
Intendo, c’è un errore al di là dell’evidente scelta poco oculata di usare proprio quell’opera nei manifesti pubblicitari? Dopotutto la critica sulla cattiva comunicazione presuppone che il messaggio complessivo sia buono e cattiva sia stata la trasmissione…
Si tratta di una mostra sui peccati capitali, l’immagine rappresenta la superbia. Ci sta. Non mi orgasma, non mi trasmette molto, onestamente, non vedo un grandissimo merito artistico e sicuramente è “dissacrante” nell’accostamento.
Ma è offensiva e inaccettabile?
Risposta: assolutamente no, specialmente se vista nel contesto originario. Come tutte le opere d’arte degne di aspirare a questo nome, anche questa si apre a molteplici letture, perfino opposte: può essere una celebrazione della donna, una celebrazione dell’orgoglio, perfino una condanna del vizio… non sarebbe la prima volta che un’opera d’arte viene interpretata nel senso del tutto contrario a quello per cui era intesa, mi viene in mente il caso di quella che aveva trasformato la carcassa del proprio gatto in una borsetta, beccandosi le maledizioni degli animalisti. Il gatto era morto di vecchiaia, e lei era un’animalista a sua volta; l’opera da intendersi come una riflessione sull’ipocrisia della società…
Quella della cicciona è “solo” un’immagine, e neanche particolarmente chiara nel messaggio; si possono fraintendere interi saggi di migliaia di pagine se non li si legge con attenzione e lo sappiamo, ma si vuole che una singola immagine interamente decontestualizzata possa essere giudicata così, en passant.
Forse l’intento di quest’opera è offensivo, anche se sia l’autore che la modella hanno recisamente negato non si può escluderlo a priori: dopotutto anche Povia ha ripetuto fino alla nausea che “Luca era gay” non aveva intento offensivo, quando l’intento lì era offensivo senza possibilità di equivoco… non dobbiamo sottovalutare il potere della paraculaggine in nessun caso. Ma quello che (non) sorprende è la mancanza, sui mezzi di comunicazione che hanno affrontato il caso, di qualsiasi riflessione sul messaggio dell’opera; come se fosse scontato, come se il solo accostamento donna “cicciona”-immagine “sacra” fosse necessariamente malvagio.
Non possiamo aspettarci di meglio dai media, sono mezzi di comunicazione di massa e dunque sono massificati; però se ci dimentichiamo di denunciarne gli errori continuamente assecondiamo una pericolosa décadance. Dobbiamo far presente che questo approccio “di massa” ad un tipo di arte che non è concepita per essere “di massa” è molto pericoloso perché snatura l’arte e guasta il nostro rapporto con essa.
L’arte è un’esplorazione di frontiera nella comunicazione umana, ha il diritto sacrosanto di far suoi strumenti come la bruttezza, lo scandalo, il dissacrante e quindi tutto ciò che di primo acchito può essere visto come scioccante e/o offensivo; se no dove sta la frontiera?
Ovvio che un’esplorazione di frontiera necessita di un’interpretazione raffinata per essere compresa. Quando si ha di fronte un’opera d’arte, o un oggetto che aspira ad esserlo, non ci si può permettere di giudicarlo con un solo sguardo senza un minimo di riflessione sui contenuti; l’arte, specialmente quella di oggi, non è così semplice, per questo di solito non viene compresa. Magari l’opera in questione non ha grande valore artistico, bisognerebbe discutere la cosa molto approfonditamente per dirlo; ma io rivendico per essa il diritto di essere valutata con i parametri che si applicano alle esplorazioni di frontiera, e quindi le relative licenze.
Ossequi.