Sottotitolo: “Le vostre sono solo teorie”
Tra i commenti del post precedente è emersa ancora una volta una delle obiezioni che vengono spesso impiegate per contrastare o sminuire l’affermazione dell’esistenza di una situazione complessiva di disparità di genere che il femminismo si propone di combattere e modificare. Fin che restiamo sul piano “particolare”, denunciando la violenza contro le donne, le differenze salariali o altri vari gaps a livello politico e sociale va tutto bene. Quando si prova ad allargare lo sguardo e a cercare di fornire una visione d’insieme, quando cioè cerchiamo di unire i puntini nello sforzo di intuire il disegno complessivo, allora l’obiezione che scatta è che la spiegazione presentata (che può essere l’affermazione dell’esistenza del patriarcato, piuttosto che, come nel post precedente, il riferimento al concetto di violenza simbolica elaborato da Bourdieu) è solo una generalizzazione astratta che si direbbe arbitrariamente scelta (ovviamente con presunta malafede) senza fondamento.
Ora, se tralasciamo un discorso molto più generale relativo al fatto che anche quelle teorie che possiedono immediato valore scientifico sono a loro volta dei modelli tra i tanti a disposizione, scelti e affinati nel corso del tempo e soggetti ad un cambiamento ma che però vengono asssunti e sostenuti come indiscutibili e insindacabili, questa obiezione è pericolosa sotto vari aspetti.
Dal punto di vista metodologico, infatti, se dico che il patriarcato* è una griglia interpretativa, o che l’economia dei beni simbolici è un solo un modello, allora posso tranquillamente affermare che anche il colonialismo è solo una teoria. Mi spiego: se io affermo l’esistenza della società patriarcale e qualcuno mi dice che il mio è solo un modello intepretativo tra i tanti, significa che ritiene che in realtà la società non sia effettivamente strutturata in questa maniera, significa che, unendo i miei puntini, non ho trovato una chiave di lettura che mi spiega come stanno veramente le cose. Starei semplicemente applicando alla realtà una teoria come tante altre. Allora con lo stesso metodo posso mostrare come anche il colonialismo sia in realtà una grigla intepretativa e come gli episodi che vi inseriamo all’interno siano passibili di altre letture ed interpretazioni.
Si badi bene che poi, a fronte del rifiuto del patriarcato come modello intepretativo della realtà, non si fornisce nessun altra teoria esplicativa (al massimo si fanno spallucce e con un bel sospirone si esclama: “è sempre stato così”).
Chi poi volesse contrastare la mia obiezione rispetto all’esistenza del colonialismo mi risponderebbe mostrando l’effettiva esistenza dei fenomeni particolari che provano l’esistenza di un fenomeno complessivo che possiamo chiamare colonialismo, e mi si mostrerà come evidentemente il “modello colonialismo” non sia altro che un’astrazione per spiegare in generale qualcosa che è realmente accaduto. Lo stesso si può fare rispetto al patriacato, posso tranquillamente mostrare che tutti i fenomeni che riconduco sotto quel nome sono non solo reali ed effettivamente esistenti ma sono collegati tra loro da quanto l’etichetta “patriarcato” mi comunica: una secolare e non risolta differenza tra i generi gerarchicamente strutturata a vantaggio di uno sull’altro.
*Con patriarcato intendo quella struttura sociale all’interno della quale l’uomo riveste rispetto alla donna una posizione di superiorità che, oltre a significare un dominio sulla donna, gli garantisce vantaggi economici, politici e sociali.