Glielo chiedo? Insomma, magari avete pensato che mi fossi scordata di lei, ma non solo non mi sono scordata, ma ho trascorso le ultime settimane a lavorarci! L'intoppo più oggettivo era dovuto al fatto che la mia paziente non fosse anche "sua" paziente ma di un collega, e che quindi, malgrado la vedessi pressoché tutti i giorni difficilmente le potevo parlare. Un giorno però mi ha fermata lei in corridoio per chiedermi aggiornamenti su mia sorella, e sulle cose in generale, facendomi domande a raffica. Ovvio che esci di là pensando... insomma, pensando qualcosa! Non importa cosa, qualcosa. Poi ultimamente, con tutti i ponti che ci sono in questo periodo in Ticino, non l'ho più vista, fino a ieri. E allora penso... e penso... e penso: ora non c'è e non so come sia. Non so se sia sposata, etero, gay... so solo che mi piacerebbe conoscerla, sapere qualcosa di lei, di com'é. La vedo spesso ridere, non solo sorridere ma proprio ridere di gusto e mi piace. Quando le parlo la guardo e mi chiedo cosa mi piace, ma non lo so. Lei credo. Le sensazioni che mi da guardarla, osservarla, sentirla. Sentire una spinta che mi porta verso di lei. Ed ecco che, dopo aver trascorso giorni a piangere come la Fontana di Trevi ho deciso: domani è l'ultimo giorno che trascorro in ospedale per chissà quanto... ultima chance... devo provare... Mamma mia se sono codarda!! Le ho fatto la posta per un'ora durante la pausa pranzo ma non l'ho trovata. Mi sono arresa ed ho dato la colpa al destino. Poi l'ho vista alle due passate tornare da sola dalla mensa... un attimo, un respiro, un "ma porco..." e non mi posso più fermare, l'ho chiamata, l'ho raggiunta ed eccomi davanti a lei, a guardarla, a pregare che il mio cervello facesse uscire dalla bocca qualcosa, non importa neppure cosa a questo punto purché sia qualcosa... "Ciao." "Ehi ciao, scusa non ti ho sentita" "no non ti preoccupare..." "dimmi..." Esatto, dimmi! Dimmi! Dimmi cosa? Che ti dico? Non so perché mi piaci, ma quando mi sorridi mi si sciolgono le gambe e non so perché. "Ok, senti mi sento parecchio scema, non so nemmeno da che parte cominciare ma... insomma io in questo paese non conosco anima viva, e mi chiedevo se tu, così, ogni tanto, bevi qualcosa, mangi, insomma fai cose che capita fare in compagnia." La dico così, e penso fosse simile, ma non posso assicurare l'esattezza delle parole, posso peraltro confermare la sensazione di essere davanti alla maestra di prima elementare! "Ah, beh, o dio a dire la verità non spesso, insomma, con questo lavoro... ma a volte si, cioé, scusa un secondo" E squilla il suo interno, una paziente ha avuto una trombosi, ma mentre ascolta tira fuori il suo taccuino, su cui noto come un falco che non scrive nulla della telefonata e spero che serva per chiedere qualcosa a me? Passano i secoli, il taccuino è ancora aperto e la pagina ancora bianca. Termina la telefonata e torna verso di me che ormai sono un'ombra sulla parete dell'ospedale. "Come facciamo? Voglio dire, io ci sono ma sul tardi, nel senso che prima delle otto non finisco mai... ti lascio il mio numero... ma ti do quello del lavoro perché qui il mio cellulare non prende mai e non mi troveresti... hai da scrivere?" Da scrivere? Ma me lo tatuo il numero! "ok, memorizzato" "come facciamo, mi dai anche il tuo numero? Ma come mai non conosci nessuno?" dice prendendo in mano il famoso taccuino su cui ora si che si prepara a scrivere. "Perché sono appena rientrata in Svizzera dopo 14 anni passati in Italia, e sarò imbecille ma qui chiedere a qualcuno di uscire e bere qualcosa sembra di fare del male fisico, le persone scappano..." Mi guarda e riflette, poi "eh si, è vero sai, le persone qui sono molto chiuse, non è facile. Allora, mi dai il tuo numero anche?" Glielo lascio, il cellulare, "beh io sono più libera di te al momento, quindi in caso fammi sapere ok?" Un "va bene", un sorriso e ci dividiamo, io con la mia paziente e lei con i suoi colleghi. Ha il nome di un fiore. Che colore ha il fiore? Blu. Ora, come faccio a sapere, capire, chiedere se è etero o gay? E' vero, mi piace, ma non è che me la voglio fare, non è così la cosa, la voglio davvero solo conoscere, mi piace come persona. Ma se chiedo ad un uomo di uscire... dai, voglio scopare! Se chiedo ad una donna di uscire e poi le dico che sono gay... voglio scopare. Nel primo caso il pregiudizio è pre, nel secondo caso è post-pregiudizio. Eccomi, ora ho nome, cognome, telefono e permesso di chiamare. Manca solo il coraggio! A qualcuno avanza?