E’ davvero straordinario come in questo Paese non ci siano le piazze piene come altrove, quasi non esistano dei movimenti di alternativa al sistema, se non quelli che si coagulano attorno a qualcosa di specifico, ma esista un Occcupy Tg4, realizzato da un fedele di Berlusconi che a 81 anni non vuole lasciare la sedia sulla quale si è insediato da tempo ormai immemorabile.
Il Mario Appelius del regime berlusconiano, l’amico di killeraggi e di spassi che è stato Emilio Fede, è chiuso dentro l’ufficio come in una ridotta, forse sperando di muovere a commozione Silvio o di rimanere protagonista attraverso un’azione clamorosa, magari propulsiva per una sua discesa in politica.
Ora la cosa è talmente curiosa, penosa, patetica che in realtà non merita commenti se non quello che in un Paese normale la carriera giornalistica di Emilio Fede si sarebbe chiusa all’indomani della suo coinvolgimento in una squallida vicenda di gioco d’azzardo e di polli da spennare. Però come il resistente di Palazzo dei Cigni dimostra, non siamo in un Paese normale. Per molti motivi: perché Fede rappresenta al peggio molto di questi decenni: la ricerca spasmodica di un padrone da servire e magari da fare fesso dietro le spalle, la doppia morale, l’opportunismo che lo portò a sposare la figlia del vicepresidente della Rai dove lui lavorava, pur essendo un noto e incallito bel ami a cui mancava solo il bilbocchetto, una mortale allergia alla realtà e alla verità che non desse ragione al suo editore, l’ipocrisia di una amicalità che era invece dipendenza e sfruttamento allo stesso tempo.
Tutte cose che se non altro ha sempre ostentato, al contrario di molti che le nascondono: per lui era così che va il mondo e così che avrebbe dovuto sempre andare. Eppure dentro questo universo un po’ miserabile, Fede esprime con la sua ribellione di oggi, anche quella arroganza di una classe dirigente che vuole sconfiggere pure il tempo. Alla sua età dovrebbe quanto meno folgorarlo l’idea che forse è tempo di farsi da parte, che forse il puttanaio messo in piedi per rifornire Silvio di carne fresca, con assaggi di prova connessi, era fuori luogo e offensivo per se stesso, che arriva il momento in cui pensare di scendere in politica suscita malinconia per come siamo messi. Eppure l’Italia è piena di piccoli vegliardi intenti a capire cosa faranno da grandi, vetusti politici, anziani professori, vecchi sporcaccioni, comparse in cerca di facili pensione, intellettuali attaccati alle poltrone dei salotti con la colla di riso, uomini di apparato che vorrebbero diventare come la carta da parati. Tutti assolutamente decisi ad avere un grande avvenire. In qualche modo anch’essi sono barricati dentro i loro uffici a combattere la loro strenua battaglia contro il futuro. Quello che in un lontano passato pensavano avrebbe dovuto essere.
Ecco loro sì che sono attivi in questa Occupy Italia e se il cardiologo lo permettesse farebbero pure i flash mob contro l’articolo 18 e contro i diritti con i quali hanno peraltro campato alla grande. Per fortuna qualcuno più giovane e più sveglio c’è: Passera, ad esempio, ha avuto la sagacia e la prontezza di accorgersi che siamo in recessione e questo nonostante sia laureato alla Bocconi. Bè, certo, non si può avere tutto dalla vita.