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Oceani 3d

Da Saraconlacca

Oceani 3dAldo, Giovanni e Giacomo, salgono su una tartaruga come viaggiatori dello spazio su un’astronave, ed esplorano con stupore e tremore “le grand bleu”, proponendosi a loro volta come simpatica guida alla visione per il pubblico dei più piccoli. Del trio udiamo solo le voci e percepiamo l’incertezza rispetto alla loro natura: “da grandi” saranno enormi squali balena o piccoli pesci pagliaccio? Megattere o leoni marini? Meravigliose ballerine spagnole o velenosissimi serpenti? Per ora –s’intuisce presto- non sono che uova, cosebuffe, testetonde, che nuotano nel brodo primordiale.Versione italianissima di una pellicola francese, prodotta da Jean-Michel Cousteau, figlio di Jacques, e realizzata dai fratelli Mantello, non mira ad un pubblico di scienziati o specialisti bensì al maggior numero di curiosi possibile, un conto potenzialmente altissimo, dato che si stima che solo meno dell’1% della popolazione mondiale abbia mai visitato il mondo sottomarino. Come altissimo è, d’altronde, il rischio di estinzione di molte specie prese in esame, dal buffo lamantino alla più (apparentemente) comune tartaruga gigante. Per questo, non turba più di tanto il commento comico, nonostante sia pensato senza soluzione di continuità e non lasci spazio alla contemplazione muta, come avveniva invece, per esempio, nella Marcia dei pinguini , ma spiace, piuttosto, che gli interpreti non siano anche autori del testo di cui si fanno portavoce, poiché magari, in quel caso, avremmo potuto contare su un po’ di smalto in più (e non solo sulla battuta: “ma si chiaman tutti Marino?”) Girato in più di 60 locations, da più di 400 operatori, nel corso di oltre 7 anni di riprese, Oceani 3D è un viaggio poetico in un paese delle meraviglie naturali, grazie al quale si scorge finalmente l’utilità della visione tridimensionale, trattandosi letteralmente di un percorso nelle profondità. Vien spesso da chiedersi, durante l’osservazione ammirata della vita delle creature del mare, cui sembra non mancare nulla, né l’istinto né il sentimento, non certo l’eleganza e forse nemmeno la parola, cosa ci renda poi migliori di loro. Ai piccoli l’ardua risposta.

 


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