Dal 1999 al 2014 circa 5,4 miliardi di dollari ne mondo sono andati in tangenti, per un totale di oltre 400 casi di corruzione internazionale di cui solo 207 con un iter giudiziario già concluso. Sono le cifre dell’Ocse contenute in un rapporto presentato oggi a Parigi dal segretario generale Anguel Gurria.
(huffingtonpost.com)
I dati Ocse sulla corruzione internazionale. Secondo il rapporto, il primo sul tema che fa il punto sulla capacità degli stati dell’organizzazione di far fronte al fenomeno, il valore medio della tangente equivale a 13,8 milioni di dollari, con punte che arrivano fino a 149 milioni, con un impatto di circa il 10,9% sulle transazioni e del 34,5% degli utili. Il totale registrato dal 1999 al 2014 è di 5,4 miliardi di dollari.
La battaglia contro la corruzione nei paesi Ocse. L’Ocse rileva che a livello di singoli stati sono gli Usa a guidare la battaglia contro la corruzione con 128 casi conclusi e sanzionati, seguiti dalla Germania, 26 casi, dalla Corea 11, a fronte di 6 casi riportati da Italia, Svizzera e Gran Bretagna. Interessante notare che sono soprattutto persone fisiche, 263 del totale dei casi, a essere accusate di corruzione a fronte di circa 164 casi morali (totale 427). Mentre si tratta per lo più di funzionari pubblici o dipendenti di società coloro che versano le tangenti , nel 57% dei casi volta a ottenere una commessa. “La corruzione mina la crescita e lo sviluppo – ha commentato Gurria – e il corrotto deve essere portato davanti alla giustizia”. L’Ocse si sofferma quindi sulla durata dei processi, circa 7,3 anni, con casi anche complessi in cui qualche paese è arrivato a 15 anni.
I lunghi tempi per arrivare ad una sentenza definitiva in Italia. L’organizzazione parigina invita quindi i paesi ad allungare i temi di prescrizione e a e a rendere più efficienti i processi. In Italia in particolare il tempo medio per arrivare a una sentenza viaggia tra i 6 e gli 11 anni, a fronte di tempi di prescrizione di 10 anni entro i quali, nella maggior parte dei casi, non riesce ad avere un giudizio. “Gli Stati – avverte l’Ocse – devono rafforzare il proprio arsenale legislativo e le sanzioni devono essere efficaci e dissuasive”. (AGI)