“Quando ci riferiamo all’Africa, quella subsahariana in particolare, pensiamo soprattutto a immigrazione, alla spinta demografica che proviene dall’area. Ma ciò, avviene solo da un numero limitato di paesi e in Africa c’è tutta un’altra realtà di stabilità e crescita”. Lo ha dichiarato Luigi Marras, direttore generale per la Mondializzazione e le questioni globali (Dgmo) del ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.
L’occasione è stata la presentazione del rapporto “African Economic Outlook 2015” dell’Ocse e African Development Bank, in cui è stato rilevato che, nonostante la crisi finanziaria globale, le economie africane mantengono tassi di crescita sostenuti, con una probabile crescita del 4,5 per cento del Pil nel 2015 e del 5 per cento nel 2016, avvicinandosi agli attuali tassi di crescita asiatici.
I risultati della crescita hanno registrato notevoli variazioni secondo i Paesi e le regioni. Tali variazioni sono state determinate da fattori di stabilità sociale e politica e da altri fattori, tra cui l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale e le interruzioni di erogazione dell’energia elettrica in Sud Africa.
Si prevede che i Paesi dell’Africa subsahariana, eccetto il Sud Africa, dovrebbero capitanare questa dinamica di crescita, registrando un tasso medio di crescita del 5% tra il 2015 e il 2016.
Il forte calo dei prezzi del petrolio presenta un alto livello di rischio. Anche se la produzione di petrolio è aumentata nei Paesi esportatori di petrolio, i prezzi del petrolio al ribasso hanno avuto un impatto significativo sulle entrate pubbliche e sul settore delle esportazioni. Per far fronte alla realtà di entrate che tendono a diminuire, i governi dovranno attuare significativi aggiustamenti per ridurre la spesa pubblica senza compromettere gli stanziamenti destinati ai programmi del settore sociale e alle infrastrutture critiche.
Sono aumentati i flussi finanziari esterni e dovrebbero crescere fino a raggiungere USD 193 miliardi nel 2015, quasi il doppio del valore registrato nel 2005. Per l’Africa, i flussi d’investimenti esteri e le rimesse sono diventati fonti finanziarie esterne molto importanti.
Anche se l’Europa continua a essere il partner commerciale più importante dell’Africa, il commercio con l’Asia e in particolare con la Cina è cresciuto rapidamente negli ultimi anni. Questa diversificazione può costituire un importante scudo protettivo contro shock economici e improvvisi cambiamenti nelle relazioni commerciali.
Un forte ostacolo è dato dai costi doganali sproporzionalmente elevati in Africa rispetto ad altre regioni del mondo. Il rafforzamento dell’integrazione regionale e l’agevolazione degli scambi secondo i termini previsti dal Pacchetto di Bali del 2013 possono aiutare ad attenuare i suddetti ostacoli. I preparativi previsti nel 2015 per l’avvio della Zona di libero scambio continentale e della Zona tripartite di libero scambio con COMESA (Mercato comune dell’Africa meridionale e orientale), EAC (Comunità dell’Africa orientale) e SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale) potrebbero costituire pietre miliari dell’agenda Africana dell’integrazione.
Entro il 2050, la popolazione africana aumenterà fino a superare due miliardi di abitanti e rappresenterà il 25% della popolazione mondiale rispetto all’attuale 15%. Il boom demografico porta alla alla crescita di città e zone rurali e sarà necessario creare posti di lavoro per i giovani che entrano nel mercato del lavoro. I Paesi africani richiedono strategie di sviluppo innovative che creino posti di lavoro produttivi, accelerino la transizione demografica, investano nell’istruzione e promuovano città di dimensioni intermedia per capitalizzare sulla dinamica economica urbana/rurale.
“È importante – ha sottolineato Marras -, saper cogliere queste opportunità. I settori che abbiamo individuato e su cui stiamo lavorando sono quello dell’agroalimentare, tutta la catena, e dell’energia, che è paradigmatico. Vogliamo fare di più anche in quello della cultura e poi ci sono spazi, come abbiamo imparato dal rapporto Ocse, molto importanti per noi sullo sviluppo territoriale”.
Il diplomatico ha anche ricordato che la sua direzione generale ha commissionato all’Ocse un’appendice al rapporto, dedicata alle relazioni tra Italia e Africa. “Nell’Outlook esistono indicazioni che devono essere prese molto seriamente e che sono degli spunti importanti per le nostre imprese che vogliono lavorare in Africa. Lo studio aggiuntivo che abbiamo chiesto all’Ocse – ha detto Marras – approfondisce per noi italiani le indicazioni più generali del documento complessivo”.
Fonte: www.esteri.it e www.oec.org © AfDB, OECD, UNDP (2015), African Economic Outlook 2015: Regional Development and Spatial Inclusion, OECD Publishing.