Jon Lord è stato probabilmente uno dei rifugi più frequenti nei delusi momenti postumi di un esame universitario andato male o – prima ancora – di un impreparato alle scuole superiori. Grazie a quei baffoni ondeggianti sull’organo la delusione si tramutava in furore, empio e dissacrante. Non potevo e non posso non pensare quanto vano sia preoccuparsi delle prerogative del socio accomandatario in una S.a.s., quando esistono cose come il Mare, Omero o Jon Lord.
Le dita continuano a rincorrersi nella spirale
di fuoco, eterno ritorno avvitato su scale
possentemente martellate. Furia ancestrale
e di oziosi pensieri miei contingenti, di fughe estatiche
innalzatesi dai recessi più profondi del Necronomicon
o del Centesimo Nome di Dio.
Signore di parole inaudite, Trismegisto
e nome fatale di un destino segnato,
tasti come vicoli e gradini che si avviluppano
ancora e ancora, nell’attesa del ritorno.
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