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Ode al mio Matisse.

Creato il 28 giugno 2011 da Clarinettem

Ode al mio Matisse.

Che poi, io, ogni tanto a te ci penso.
Penso alla prima notte che hai passato con noi: due mesi scarsi, stavi nel palmo di una mano e sei riuscito a tirarti addosso un albero di Natale alto due metri. Mi chiedo ancora come.
A quando ti appollaiavi sulla scala a chiocciola gialla e mi guardavi dall’alto. E vegliavi su di me giorno e notte, preparandomi gli agguati quando osavo salire a cercarti.
A quanto ti arrabbiavi se qualcuno dormiva nel mio letto. E a come mi cercavi se mancavo troppo tempo da casa.
A come “facevi la spia” quando mamma e papà erano a lavoro e io mi scordavo di cambiarti l’acqua o pulirti la lettiera.
Al giorno in cui ho portato il moroso a casa. Come lo guardavi sospettoso. Come t’ha dovuto cacciare dalla stanza perché sembrava di non volessi lasciarmi sola con lui (gelosone mio!)
A come, in giardino, schifavi erba e terra e camminavi solo ed esclusivamente sul cemento e sulle piastrelle per paura che ti si sporcassero le zampe (un po’ snob, ma… quanta classe!)
A come zoppicavi quando la mamma s’è rotta il braccio destro. Con la zampina destra, ovviamente. E a come tossivi quando lei aveva mal di gola. Che secondo me, in quel caso, un po’ la sfottevi.
Penso a come mi stavi vicino quando ero triste, silenzioso e attento. A come ti impuntavi quando volevi qualcosa, soprattutto se si trattava di coccole.
Penso agli ultimi mesi, al vecchietto che eri diventato. Un po’ sordo a dirla tutta, ma sempre tanto dolce. Un nonnino dal pelo bianco.

Poi smetto di pensare, ‘ché quello che c’è stato dopo fa ancora troppo male.

Una cosa però, della situazione attuale, devo assolutamente dirla: l’erba sul punto in cui ti abbiamo seppellito l’abbiamo seminata una decina di volte, ormai. E ancora stenta a crescere. Ti faceva proprio schifo, eh!



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