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Odessa, la strage censurata – Intervista all’attivista odessita Serghey Markhel

Creato il 14 luglio 2014 da Conflittiestrategie

14Il 2 maggio di quest’anno, ad Odessa , si è consumata una vile strage di civili che l’Occidente non ha voluto vedere ed ha tentato, persino, di coprire. La stampa internazionale, inclusa quella italiana, ha derubricato l’accaduto ad un fatto minore. Quando, invece, ne ha scritto è stato per mistificare gli eventi e quasi giustificare l’ondata di violenza, attribuendola alle provocazioni filorusse.

L’Europa ha girato le spalle ad Odessa, ai suoi cittadini, alle sue lacrime ed al suo grido di dolore mentre i suoi giovani venivano brutalmente assassinati durante un pogrom organizzato da bande para-naziste, legittimate e sostenute dal governo di Kiev e dai suoi oligarchi senza scrupoli. Il mar nero si è tinto di sangue nell’indifferenza generale. Noi però vogliamo accendere ancora i riflettori su questa vicenda affinché i caduti di Odessa non siano dimenticati e trovino finalmente pace. Pace che non giungerà se non sarà fatta piena giustizia da un tribunale internazionale che investighi sull’episodio e giudichi tutti i responsabili. L’Ausonia felice, come la chiamava Puskin, non tornerà a sorridere finché la verità non verrà in superficie. Per questo abbiamo intervistato Serghey Markhel attivista del movimento  popolare antifascista nato il 25 febbraio scorso , chiamato Kulikovo Pole, dal nome della piazza di Odessa dove si riunivano ufficialmente, col permesso del governatore della regione. Serghey vive e lavora come ingegnere ad Odessa.

 

  1. Che cosa è successo ad Odessa il 2 maggio? Puoi raccontarci la dinamica degli eventi?

 

Più o meno 400 persone, membri del movimento “alternativa popolare” riuniti in piazza Kulikovo Pole, stavano protestando pacificamente nel loro campo permanente. Lì sono arrivati 300 individui di Praviy Sektor (gruppo di matrice nazista, ndr) armati fino ai denti, anche con asce e machete. I manifestanti sono stati spinti ad entrare nella casa alle loro spalle (la Casa del Sindacato, ndr), dopo che il loro accampamento era stato incendiato e distrutto dai nazi. Successivamente uomini mascherati hanno gettato molotov vicino alla porta d’ingresso della Casa. L’Incendio è divampato  immediatamente chiudendo qualsiasi via di fuga e costringendo la gente a salire ai piani alti. Sotto il tetto erano già appostati uomini mascherati che hanno iniziato la mattanza con ogni tipo di arma, sparando ma per di più usando mazze da baseball, con le quali picchiavano fino alla morte. Quelli che si barricavano negli uffici morivano per asfissia da gas, tipo il cloroformio, fatto filtrare da sotto le porte. Coloro che saltavano giù dalle finestre venivano finiti con le mazze a terra. Usavano anche il napalm, quello della guerra di Vietnam. Poi hanno continuato a gettare molotov per far propagare l’incendio dentro l’edificio, bruciando non solo i vivi ma anche quelli già uccisi prima in vari modi. Una donna incinta è stata picchiata con i bastoni e poi strangolata con il filo del telefono.

 

  1. Quanto persone sono morte, prima e dopo l’assalto alla Casa del Sindacato? In che modo sono state assassinate?

 

Ufficialmente i morti dentro la Casa dei sindacati sono stati 36, sparati, accoltellati fatti a pezzi con le accette, avvelenati col gas e, persino, bruciati vivi. Dieci persone per sfuggire al fuoco si sono gettate dalle finestre, alcune di loro, ancora vive, sono state finite a randellate.  Ma si tratta delle cifre ufficiali, in realtà i morti sono di più e negli ospedali sono state ricoverate 246 persone. Prima del rogo, sono stati sparate altre sei persone nei disordini di strada. Neanche uno di Pravij sektor è stato ferito o arrestato, mentre sono stati arrestati i superstiti delle violenze, portati via in manette e trattenuti dalla polizia per quasi 2 giorni, senza assistenza medica, e senza acqua e cibo. Tuttora, secondo la commissione ONU, 13 sopravvissuti sono trattenuti in carcere con l’accusa di aver provocato i disordini di massa che portarono alla morte delle persone nella Casa del Sindacato.

 

  1. Se è stato un pogrom “organizzato” chi ci sta dietro? E’ vero che è stato l’oligarca Igor Kolomoisky, proprietario di PrivatBank, ad organizzare tutto?

 

Sì, lo dicono i riscontri, perché in tutto l’edificio di 5 piani non c’era un goccio d’acqua, né luce. Chiamavano i Pompieri, che si trovavano a 500 metri, ma questi non rispondevano. Sono apparsi solo dopo più di un’ora. Tutti puntano il dito su Kolomoiskiy, interessato al controllo di Odessa ed ai suoi 5 porti, anche per la spedizione di armi dalle sue  fabbriche in Medio Oriente.

Inoltre,   Kolomoiskiy, aveva stabilito una macabra tariffa a cadavere,  tanto che i membri di Pravy Sektor,  dopo l’eccidio, si sono messi a contare i corpi di quelli trucidati.

 

  1. Oltre agli estremisti di Majdan e di Pravy Sektor c’erano stranieri che partecipavano all’assalto e agli omicidi?

 

No

 

  1. Perché la strage di Odessa viene taciuta o raccontata in maniera distorta dai media occidentali?

 

Perché l’Occidente e gli Usa hanno contribuito a mettere al governo di Kiev simili nazifascisti, i quali, dal primo giorno che sono saliti al potere, invocano la morte per tutti i russofoni ucraini, che sono più o meno 20 milioni.

 

  1. Le organizzazioni internazionali per la protezione dei diritti umani hanno cercato la verità ad Odessa o hanno contribuito all’insabbiamento?

 

Tutti fanno finta di niente, non vogliono vedere, 5 mila morti dall’inizio della guerra civile, di cui 100 bambini, bombe al fosforo e a grappolo,  proibite dalle convenzioni internazionali,  le cui schegge tagliano le teste  e gli arti, quando va bene. Non vedono neanche  i 500 mila profughi fuggiti  in Russia, 200 mila solo nelle regioni di frontiera, 30 mila nelle tendopoli oltre il confine. Non vedono intere città rase al suolo dai bombardamenti. Sul sito di Vera Graziadei, una ragazza di Donezk, che vive a Londra, ci sono le foto e i video, è possibile guardarli anche sul sito www.anna-news.info, direttamente dal Donbass. Non vedono le rappresaglie, in stile  SS, delle città occupate, le chiamano le “disinfestazioni  dei coleotteri colorati” poiché la gente indossa le strisce nero-arancioni di S.Giorgio, simbolo distintivo della lotta antifascista. Fanno esecuzioni in piazza delle madri dei ribelli, violentano e uccidono le loro figlie. Una donna con 4 figli è scappata di notte da Slaviyansk dopo aver assistito alla crocifissione  di un bambino di 3 anni, sotto gli occhi della madre che poi, a sua volta, è stata attaccata  ad un carro armato e trascinata per la città. Aveva il solo torto di essere la congiunta di un combattente  filo russo.

Quando giovedì scorso una europarlamentare russa della Lituania ha invitato  i membri del parlamento a partecipare ad una riunione su Odessa,  per sentire le testimonianze e  proiettare i video e le foto, si sono presentati pochissimi deputati,  i suoi colleghi polacchi hanno cercato di boicottare l’evento, lasciando accedere una ventina di nazionalisti che ridevano alla vista di corpi martoriati  e urlavano in ucraino l’equivalente di Hail Hitler Zieg Hail.

 

  1. Questo tragico evento come cambierà l’Ucraina?

 

Cambierà sicuramente nel senso che l’Ucraina non potrà più essere un paese unito. Moltissimi combattenti del Donbass hanno impugnato le armi proprio dopo Odessa. La sera del  rogo, su un canale ucraino,  hanno mandato in onda  scene di ovazioni e di congratulazioni  a Pravy Sektor  per i  “colorati” uccisi. L’odio  nazista per tutti quelli che parlano russo è alimentato dagli USA con ogni mezzo  e nelle nuove generazioni, purtroppo,  ha dato i suoi  frutti avvelenati. Per tutti i disastri  ucraini   scaricano la colpa sulla Russia  e sui suoi sostenitori che per i patrioti ucraini sono  Subhuman-Untermannschen (dichiarazione del Premier Yantseniuk), cioè gente da sterminare con le armi atomiche, come dice Yulia Timoshenko.

Éjszakai fények, a tqztQl
l'alba dopo l'incendio
Látványosság fasiszta módra
MenekülQk az ablakokban
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