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Odi et amo, catullo ed empedocle

Da Postpopuli @PostPopuli

di Simone Provenzano

Odi et amo, rubo il titolo del mio post di oggi a Catullo. Mi sono già trovato altre volte a parlare di questi due immensi mondi, quindi oggi vorrei osservarli da una diversa angolatura.

Ma andiamo con ordine. Siamo partiti da Catullo; quanto meno gli devo una citazione fatta a modo:

Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.

ODI ET AMO, CATULLO ED EMPEDOCLE

Spesso leghiamo odio e amore. Ci sorprendiamo a viverli come i due lati di una stessa medaglia. Ma Catullo era innamorato di qualcosa che non poteva ottenere. Il suo odi et amo assomiglia ad un momento frustrante in cui vogliamo fortemente qualcosa che non abbiamo la possibilità di avere. Estremizzandolo notevolmente possiamo paragonarlo ad un bambino che desidera ardentemente un balocco appartenente a qualcun altro e che, non potendolo avere, lo distrugge.

Ho veramente estremizzato molto, forse troppo. Ma serviva a capire la differenza tra odio e amore e  tra amore e desiderio di possesso.

L’opposto di amore non è odio ma può essere paura. Come  l’opposto di odio può essere indifferenza.

L’amore assomiglia all’odio nella sua intensità d’espressione. E non è poco!

Riabilitiamo Catullo allora, perché è stato davvero deplorevole da parte mia farlo passare per un bisticcioso poppante. Perché se amore e odio non sono due lati della stessa medaglia è possibile che lui li abbia vissuti contemporaneamente. E chissà con che disagio!

Catullo in questo post ha fatto il suo dovere, è il caso di farci accompagnare più avanti su questa strada da un altro antico figuro: Empedocle di Agrigento.

Questo filosofo appartenente alla antica cultura greca aveva un’opinione alquanto interessante a proposito di odio e amore. Empedocle svincolava questi sentimenti dagli oggetti sul quale venivano investiti e li rivestiva di una dignità filosofica molto più sostanziosa.

Secondo Empedocle tutto ciò che accade, inteso come mutamento, evoluzione e divenire, dipende da due forze che si contrappongono: amore e odio appunto.

L’amore tende a unire e l’odio a dividere. In un gioco che richiama la cosmogonia vedica, il mondo, luogo di equilibrio di queste due forze , è forgiato, e non può fare a meno, di amore e odio. Creazione e distruzione. Ed il ciclo continua.

Ma perché condurvi in questa contorta disamina?

Devo confidarvi che lo scopo ultimo di questo svolgersi di pensieri e associazioni mentali voleva dimostrare che l’odio, che così tanto dolore può provocare, non è eliminabile dalle nostre vite. Al pari di molte altre cose che non vorremmo, che non ci piacciono e  che ci provocano dolore, esiste. Fa parte di ciò che noi siamo.

Non vi lasciate ingannare dalle ultime due righe. Non significa che siamo autorizzati ad odiare, ma solo che ci saranno delle situazioni nella vita in cui potremmo essere investiti da questo sentimento. Possiamo però cercare di viverlo in modo non passivo.

Noi non possiamo controllare un sentimento. Ma possiamo tenere d’occhio i comportamenti che quel sentimento ci spinge ad agire.

L’odio e l’amore funzionano come carburante. Ma quando nel serbatoio mettiamo l’odio dobbiamo essere consapevoli che pur avendo tanta potenza a disposizione rischiamo di rompere il motore. Quando subentra l’odio è il caso di spegnere il motore, lasciarlo raffreddare.

Potremo ripartire dopo un po’. Non rischiando di rovinare il nostro motore.

Vi lascio con un aforisma di Oscar Wilde. Più che un aforisma è un’estrapolazione da due punti diversi del De profundis, che a mio avviso,  è la sua opera più bella.

L’Odio è, considerato intellettualmente, la Negazione Eterna. Considerato dal punto di vista delle emozioni è una forma di atrofia, e uccide tutto tranne sé stesso.[…] L’Amore è nutrito dall’immaginazione, che ci fa diventare più saggi di quanto sappiamo, migliori di come ci sentiamo, più nobili di come siamo… Solo ciò che è delicato, e concepito con delicatezza può dare nutrimento all’Amore. Invece all’Odio tutto dà nutrimento.

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