Dovrebbe essere Primavera conclamata anche oggi, venerdì 17 Aprile 2015. Dovrebbe manifestarsi in tutto il suo splendore questa stagione “di mezzo” fatta di profumi e di colori, di vite nuove che si schiudono al ritmo del sole danzante e del caldo in arrivo! Invece come da copione meteo si è manifestata una battuta d’arresto umida e antipatica, che mi ha risvegliato il sesto ed il settimo senso. Dopo il tatto che poco uso se non per elargire carezze a chi amo, dopo la vista notevolmente calata ed in ulteriore calo, arriva il gusto che a volte mi fa ridere veramente di gusto! Questo senso è ancora molto ben sviluppato, è in me presente e molto forte, ben marcato e non sopito, in special modo per certi aspetti non solo culinari. Posseggo inoltre l’udito che purtroppo o per fortuna funziona ancora molto bene. Però ho reputato da un pò di tempo a questa parte, di fingere una media sordità per non replicare alle molteplici “cagherie” che odo ogni giorno ad ogni angolo del pianeta. Altrimenti perderei del tutto il senso del tatto, per il mio spigoloso carattere e per senso di verità. Stamane per esempio, sto sperimentando un senso che potrebbe essere l’ottavo: il senso dei dolori reumatici da Pianura Padana con senso di dolore acuto al collo e al braccio, accompagnati da un altro senso d’impotenza generale, per non riuscire a cacciarli via. Arrivo all’ultimo dei tradizionali e cito, promuovo, mi dichiaro follemente innamorata del senso importantissimo dell’olfatto. In quanto gatta, o ex gattolona, dovrei possedere un bel paio di vibrisse doc & dop, che mi permettono di scansare pericoli e di andare incontro solo a ciò che amo aggiormente. Come un radar, l’olfatto anche se siamo ad occhi e orecchie chisue, dovrebbe guidarci verso percorsi sensoriali e mete a noi molto gradite. Come il profumo dell’erba appena tagliata che per le mie narici è paradisiaco! Come il risentire il suono ritmico della falce del mio papà, mentre dava alla lama “la preda” cioè la affilava con uno strumento corto e molto pesante, una pietra chiamata “cote“. Un profumo che mi riporta all’infanzia è quello del mio giardino con la siepe, i pini piantati quando sono nata io, cioè nell’anno del Signore 1964 credo D.C., le rose, i gerani, le thuie monumentali, con il loro inconfondibile odore aspro di resina! Un profumo invece molto esaltante per tutti i sensi e che mi scatena la voglia d’estate, e con essa la voglia di togliermi tutti quegli strati d’inutili indumenti è il profumo dell’aria aperta. I feromoni sono tutti sul “chi va là?” il desiderio di ciliegie e di duroni di Vignola aumenta, la voglia incontenibile di mare e di sabbia, di creme solari e di ombrelloni si fa verità e vita. Lo mescolo con amore e sapienza all’odore persistente del tiglio, dei miei amatissimi tigli che non posseggo più. I tigli e gli uomini emanano un odore o un profumo inequivocabile, un misto di chimica esplosiva che attira e stordisce oppure provoca repulsione ed allontanamento. Un tiglio ed un uomo una bella accoppiata! Dipende da chi recepisce la sensazione olfattiva che, se per una persona può risultare esplosiva per l’altra diviene disgusto e nausea vera e propria! Se chiudo gli occhi mi rivedo dopo il matrimonio di mia sorella, (15/5/1971) con i capelli cortissimi e l’abito giallo di pizzo con i pantaloni sotto a sbuffo, indossato per farle da damigella d’onore! Sento e percepisco chiaro e nitido l’odore dell’abito appena stirato e i profumi dell’erba e dei tigli, così come annuso l’odore delle forbici del fu parrucchiere Raimondo, che su ordine di Bianca stagliuzzava i miei capelli lunghi e castani.Tutti profumi che evocano ricordi di che sono ancora il mio presente e che ancor’oggi ricerco tra le mie camminate…. Mi inebria il profumo del legno di noce, che servì per costruire i portoni della casa che nacque sulla terra dei miei genitori. In questa foto scattata da me ai tempi dei tempi, rivedo come fosse oggi il mio papà, oramai pensionato ma sorridente, rilassato, e fiero di essere davanti alla casa nuova. Ha un buon profumo di pulito, un profumo di riposo dopo tanto lavoro nei campi e nella stalla! Indossa una delle sue camicie preferite a scacchi bianchi, grigi, rossi e neri, emana odore di bucato e sapone di Marsiglia. Sento attraverso il monitor (sembra impossibile, ma lui è sempre qua con me!) il suo odore di barba appena fatta, di acqua di colonia del barbiere Attilio, l’odore delle sue stanche e ammalate mani, che tanto hanno lavorato per permettere a me e a mia sorella di essere oggi quelle che siamo. Caro, dolce, anziano, affettuoso anche se severissimo papà Antonio ti dico che in questa fotografia sei un bel vecchietto e stai molto bene! L’ho pubblicata anche se tu non hai fatto in tempo a conoscermi sotto questa veste di scribacchina, tra le tante che ancora voglio rivedere questa è una di quelle che emana più dolcezza e paternità.Seduto lì in via Ho Chi Min numero sette, eri finalmente a riposo e libero da tante tribolazioni. Ma di lì a poco…. mamma Bianca, dopo aver finito di coccolare e pettinare Celestino,il suo gatto d’angora pura al 100 per cento, ti avrebbe chiamato a voce tonante per il desco pronto! Ah! Che gatto viziato che era quell’ammasso di pelo morbidissimo!Da noi altri non accettava cibo o acqua, non si faceva catturare, scappava via come un razzo! Non voleva carezze: solo da lei si faceva nutrire, lavare, coccolare e vestire a festa! Ti ricordi che al collo gli aveva messo un nastrino celeste di raso con una campanella che l’avvertiva quando lui arrivava? Profumava di borotalco e di buono come un bambino appena nato! Per fortuna che mamma Bianca, parca e molto oculata nelle spese, aveva intimato anni prima a Giuliana di non dare il borotalco all’altro gatto Fofè, ed ora (anni 1995…) era lei che affogava il povero animale dentro al borotalco Robert’s! E a proposito di bambini quasi appena nati: chi dimentica il profumo, l’aroma, la dolcezza, l’odore di gioia, il sentore di una vita nuova che mi era vicina e di quella vecchia ma salda e presente! Come dimenticarmi dei feronomi impazziti, degli ormoni sbalzati fuori dal corpo, delle piroette di tutti i sensi mentre guardo e annuso i profumi di:” Riccardo a due anni, Fabiana a ventidue, Riccardo cuor di leone a sei mesi, nonna Bianca e Riccardo a due anni mentre scappa per prendere sicuramente un camioncino rosso, ed infine l’odore della carta ingiallita della fotografie di Bianca a diciassette anni vestita in modo maschile. Usava molto in quegli anni, la cravatta ed il gilet maschile, abbianti a gonne lunghe e strette che arrivavano sino alle caviglie. Erano gli anni delle “giovani Italiane” ed era molto gradito un abbigliamento serio, deciso e quasi militaresco anche per le donne. Il profumo che sento ancora oggi è uno di quelli che mi accompagna con maggior prepotenza: è il senso dell’appagamento come donna/mamma, la percezione unica e rara di essere riuscita a diventare mamma, prima di Riccardo poi in età matura di Alice Aurora. Non saprei come definire queste tonalità di aromi e profumi impercettibili ma ineguagliabili. Sono i profumi e gli aromi della vita che attraverso un altro essere si manifestano, sono odori e fragranze dell’innocenza e della beatitudine, è effluvio e preludio di un paradiso che può scaturire anche da un rapporto mamma/figlia che si evolve e si trasforma. Penso sia un cordone che non verrà reciso ed un profumo che non svanirà nel tempo.
Magazine Diario personale
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