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Oggetti smarriti

Da Povna @povna
Di ritorno da una settimana di lavoro intenso nella commissione tosta e dalla prima tappa della "Harry Potter Marathon" in lingua originale (due cose, diversamente avvolgenti, sulle quali confida di riuscire prima o poi, finalmente, a raccontare), la 'povna ha infilato la stazione nota con la non chalance della viaggiatrice esperta, salendo con sicura prontezza sull'unico treno in partenza (e in orario, e fresco) nella giornata dello sciopero regionale. Poi, con abitudini coltivate da un rituale di pendolarismo senza tempo, ha messo le cose sulla reticella, si è accomodata in un posto angolo esterno, e ha tirato fuori il libro.
Il treno era pienissimo. Perché l'orario era per definizione da turisti, e perché, sempre a causa dello sciopero, era stato tagliato di brutto il numero dei vagoni. Però, come è noto, la 'povna, quando legge, riesce sempre con tranquillità a estraniarsi e, se non era David Lodge, ci ha pensato il cellulare. Tra tentativi rimandati e sms del giorno precedente e una costante attività di supporto ultra-scolastico, la 'povna si è così intrattenuta amabilmente, durante l'ora scarsa complessiva di percorso, con: Voglio-la-mamma, la Testarda, la mamma del Carabiniere, di Zuccherosa e di Giovanna d'Arco, il padre di Cherubino e la collega di Snape. Per ultima è arrivata la telefonata di Mafalda, di pura chiacchiera, aggiornamento pettegolezzi e altro, che ha accompagnato la 'povna fino all'arrivo alla stazione, e poi quasi sotto casa. E' stato solo allora, mentre teneva il telefono in equilibrio sull'orecchio, e si accingeva a frugare in cerca delle chiavi la sua capace borsa, che la 'povna ha pensato che la sua schiena era insolitamente fresca; per rendersi poi conto, con un sussulto di disperazione comica, che aveva lasciato il suo zaino nero sopra il treno.
"Oh, cazzo" - ha borbottato mentre parlava con Mafalda - "è successo un imprevisto, mi tocca tornare alla stazione".
Strada del ritorno, al gran galoppo. Sette minuti netti e la consolazione di avere, a quel punto, una schiena ben scaldata. Assistenza clienti, slalom tra turisti, un paio di altre conoscenze scolastiche al telefono, in attesa della fine della coda.
"Buon giorno, sono un'idiota" - ha esordito, consapevole, la 'povna mentre la gentile signorina allo sportello le domandava, con aria esausta, che cosa potesse fare. Seguono spiegazioni contrite e un'ammissione, decisa, di colpevolezza: "Perché  non è certo la prima volta che mi capita, di dover tornare indietro a recuperare qualche pezzo. Sono proprio incorreggibile, glielo devo confessare".
"Non preoccuparti" - sorride la gentile signorina, senza scomporsi (e visibilmente colpita, va detto, dalla competenza della 'povna che snocciola in tranquillità definizioni, matricola, codice e posizione del "materiale rotabile") - "il tuo treno è di nuovo al binario 8, in arrivo dalla città di mare. Tu fai una corsa, mettiti verso la coda, e fagli un cenno; io avverto per interfono il capotreno".
Detto e fatto. 
"Eccola" - esclama il baffutto capotreno sorridente - "me l'aveva detto, la collega, di aspettare una signorina azzurra. Tanto oggi c'era sciopero: nessuno ha pulito niente. Lei si accomodi, e cerchi con calma, ché il treno senza di me non parte: sono io che do il segnale".
Trenta secondi dopo, zaino felicemente in spalla, la 'povna imbocca il sottopassaggio saltellando, mentre la mano si sbraccia nei ringraziamenti e nei saluti. Tutto è bene quello che è finito bene, e pure presto. Lo sceneggiatore, dal canto suo, sogghigna. Ma è per questo che, nonostante ogni possibile lamento, la 'povna, inguaribilmente romanzesca, continua ad adorare i suoi binari.
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