Napolitano e Monti oggi spendono due parole per i Marò, giusta l’occasione per la commemorazione dei caduti. I due hanno promesso che faranno di tutto per riportare a casa i militari, ma personalmente credo siano parole di circostanza e comunque dovute. La verità è che né Napolitano né Monti hanno potere e influenza per convincere le autorità indiane a piegarsi.
Non siamo gli USA. E non siamo la Cina o persino la Russia. Forse non siamo nemmeno l’Uganda. Siamo l’Italia, e il nostro paese in fatto di politica internazionale non è certo noto come paese con le palle. Noi ci conformiamo ai trattati, e se questi ci dicono di piegare la testa, noi la pieghiamo. Così se una nazione qualsiasi, magari con gli attributi, ci fa “buh!”, subito scappiamo e ci nascondiamo dietro la scusa del rispetto dei trattati, delle leggi degli altri paesi ecc. ecc.
Ma gli altri paesi rispettano noi e le nostre leggi? Basti vedere il cancan mediatico per l’omicidio di Meredith Kercher e l’atteggiamento del Governo USA. Basti vedere la storia ormai archiviata di Silvia Baldarini, e quella ancora attuale che vede coinvolto Enrico Forti, condannato all’ergastolo in USA sulla base di prove circostanziali. E che dire poi della strage del Cermis?
E questi sono solo alcuni esempi di come gli italiani siano trattati nel mondo e di come spesso abbiano subìto e si siano dovuto piegare a chi ha fatto la voce più grossa. Quella dei Marò è solo l’ultima nella serie, e non ci si deve affatto meravigliare. L’idea che si sono fatti all’estero del nostro paese è quella di un paese poco interessato alla sorte dei propri cittadini, se non nei limiti del dovuto istituzionale, altrimenti noto come “minimo sindacale”. Oltre non è possibile andare: non abbiamo la diplomazia e non abbiamo nemmeno la cultura e gli strumenti per mettere in atto le dovute azioni di pressione per convincere i paesi stranieri a più miti consigli. Soprattutto se trattasi di persone che hanno dedicato la loro vita a servire lo Stato.