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Oggi come allora. La tessitura delle stoffe operate – 2a parte

Creato il 14 settembre 2011 da Aljo

Oggi come allora. La tessitura delle stoffe operate – 2a parteCon l’autorizzazione di The Venice International Foundation e degli autori, pubblichiamo una serie di importanti articoli selezionati dalla fondazione stessa, nella raccolta ARTI DECORATIVE A VENEZIA, rassegna curata da Cinzia Boscolo.

DORETTA DAVANZO POLI

LA TESSITURA RUBELLI

È risaputo che la tessitura Rubelli è l’erede e la diretta continuatrice della storica ditta di Giovanni Battista Trapolin, che nel 1842, in tempi assai difficili per Venezia, aveva eroicamente ripreso la fabbricazione dei velluti sopraricci rilevando pure, nel 1858 il “negozio de oro ed argento falso, cordoni, frange, galloni ed altro” di proprietà dei Panciera. Nella seconda metà dell’Ottocento le vicende

produttive e commerciali, le prestigiose committenze (aristocrazia, governi, monarchie, Vaticano), le partecipazioni alle esposizioni internazionali, i premi, sono più o meno simili a quelle della ditta antagonista, impostasi nel frattempo. Ad esse allude Luigi Sormani Moretti nel 1881, nel libro La Provincia di Venezia, monografia statistica – economica – amministrativa, quando scrive di “due opifici da tessitori” producenti “velluti lisci e operati, a disegni in rilievo, detti “sopraricci”, nonché “damaschi broccati” oltre che “lacci, cordoncini, spinette, cordoni, galloni, frange, fiocchi, ghiande e ogni sorte di guarnizioni di seta, di lana e di cotone, commisti anche ad oro e argento”. Nel 1889 Rubelli arreda con i suoi celebri soprarizzi la sala centrale della III Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e nel 1902 la regina Margherita commissiona il velluto soprarizzo a fondo blu, decorato con i simboli dei Savoia; nel 1922 apre l’elegante filiale di Firenze in via Tornabuoni (cui seguiranno quelle di Roma, Milano e Parigi) e l’anno successivo partecipa alla I Mostra Internazionale d’Arte Decorativa alla Villa Reale di Monza esponendo, tra gli altri, un velluto disegnato da Guido Cadorin. Gli esempi di campionario rimasti mostrano per lo più motivi decorativi fedelmente ispirati al passato, talora un poco influenzati prima dallo stile liberty (si pensi per esempio a damaschi e velluti su disegni di Umberto Bellotto e appunto del Cadorin, come i soprarizzi azzurri tessuti con oro puro per le carrozze del treno reale) e poi dal déco (per esempio le stoffe realizzate nel 1928 per la nuova sede dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni in Roma). Tra il 1920 e il 1925 la manifattura si trasferisce da campo San

Vio, nei pressi dell’Accademia, ai Gesuiti (zona anticamente abitata, come s’è detto, dai “testori serici”, con altare devozionale nella chiesa omonima), da dove usciranno nel 1934 i capolavori tessili disegnati da Gio’ Ponti, Vittorio Zecchin, Alfredo Carnelutti, esposti alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Nel dopoguerra, l’ascesa economica e sociale porta alla crescita produttiva e al potenziamento del settore industriale con l’occupazione di un grande capannone della fabbrica di fiammiferi Saffa; infine, nel 1960,

si invadono anche gli spazi della manifattura Trapolin, alla Madonna dell’Orto, in cui, all’epoca, erano ancora in funzione trenta telai semimanuali. Dal 1955 la ditta è diretta da Alessandro Favaretto, discendente del mitico Lorenzo Rubelli, che la porterà a luminosissimi traguardi, tanto da meritare nel 2004 l’ambitissima onorificenza di Cavaliere al merito del Lavoro. A partire dagli anni settanta l’incremento dei costi di manodopera e materie prime, nonché, un capovolgimento di gusti e di valori, determinano una notevole crisi del settore. Nel 1980 rimangono soltanto tre tessitrici specializzate su telai al tiro (contro quindici operaie ai telai meccanici), che tuttavia lavorano non mancando qualche richiesta di riproduzione di tessuti antichi, soprattutto damaschi, per ritappezzare le dimore storiche. Si ricorda tra le altre la bella impresa della ricostruzione filologica delle stoffe degli ambienti del Caffè Pedrocchi a Padova, ma tessuti Rubelli sono presenti in molti altri importanti palazzi veneziani, da Palazzo Ducale (appartamento del doge, di tipo “classico”) a Palazzo Cavalli Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti e oggi ambitissima sede espositiva (di tipo innovativo). Intuita la necessità di dover estendere l’attività fuori Venezia, industrializzandola sempre di più, si investe in tecnologie nuove: tra il 1980 e il 2000 l’azienda entra nella gestione della storica ditta “Arte della seta Lisio” di Firenze e nel 1984 viene rilevata la “Tessitura serica Attilio Zanchi” di Cucciago (Como). Nella consapevolezza dell’importanza del design, anche nel tessuto d’arredo, affidato oggi ad architetti specializzati, si punta molto anche sulla progettazione e sulla creatività dei decori: ogni fabbrica ha il suo stilista, interno (con la sua équipe) o esterno, e una sua immagine di prodotto, supportata dal marchio, analogamente a quanto avviene nel mondo della moda. Naturalmente ogni anno vengono presentate nuove collezioni che cambiano radicalmente, anche se non con i ritmi stagionali del settore abbigliamento. Si tratta di un mercato di dimensioni ridotte rispetto a quello della moda, ma che costituisce un settore di nicchia di secolare tradizione e grande raffinatezza. A Venezia la sede centrale è situata nel rinascimentale palazzo Corner Spinelli, sul Canal Grande, dove è conservata un’importante collezione di tessuti storici, recuperati nel corso della vita dallo stesso Cavaliere; mentre a Marghera nell’edificio che fu sede della fabbrica di saponi e profumi Vidal, si sono trasferiti gli uffici operativi e tecnici. Nel 1995 la ditta Rubelli è stata premiata con la “Navetta d’oro” alla Biennale des Editeurs di Parigi, per la creatività e in particolare per il lampasso Mocenigo. Tra gli impegni più importanti e prestigiosi degli ultimi anni, sono da ricordare la realizzazione delle tappezzerie per il teatro La Fenice di Venezia, sotto la supervisione dello scenografo Pier Luigi Pizzi, nonché di quelle del Teatro alla Scala di Milano, del San Carlo di Napoli, del Petruzzelli di Bari e altri ancora. Nel 2005 nell’appartamento storico e nella quadreria della Fondazione Querini Stampalia si tenne la mostra Lampassi, damaschi e broccati nei dipinti di Pietro Longhi: Rubelli interpreta il Settecento veneziano . Marchi del Gruppo sono: Rubelli Venezia, Dominique Kieffer, Donghia e Armani Casa Exclusive Textiles by Rubelli, Lisio e Bises Design. Nonostante ciò, l’avvocato, ci tiene molto a sottolineare che si tratta di un’azienda a conduzione familiare, in cui è effettivamente coadiuvato dai figli Andrea, Lorenzo, Nicolò, Matilde.

 



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