Magazine Politica

Oggi è il giorno dell’articolo 18. Intanto ci sono 10 indagati per Formigoni e la regione Lombardia è una canzonetta

Creato il 20 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Oggi è il giorno dell’articolo 18. Intanto ci sono 10 indagati per Formigoni. La regione Lombardia è ormai una canzonetta.

Lombardia Football Club

Inutile girarci intorno. L’argomento del giorno (e dei prossimi giorni) è la riforma del mercato del lavoro. Questa mattina alle 8 e 30 si dovrebbe tenere l’incontro decisivo fra governo e sindacati per tentare di raggiungere un accordo, una decisione condivisa che questa notte, dopo tre ore di contrattazione, sembra essere ancora lontana. Il fatto è che per un maledetto vezzo paternalistico, le alte cariche dello Stato con in testa il Presidente della Repubblica, chiedono sempre a tutti di fare il famoso ‘passo indietro’. “Fare un passo indietro” è diventato insomma lo slogan di chi non riesce a farne uno in avanti senza tener conto di tutti i bizantinismi e i riti machiavellici di una classe politica giunta allo stremo delle sue già esigue forze. A farlo però, questo cazzo di passo indietro, sono sempre i più fessi o forse i più onesti o forse quelli privi di ogni rappresentatività. I pensionati hanno fatto un passo indietro, i lavoratori della Fiat hanno fatto un passo indietro (e Marchionne 20 in avanti), i cassintegrati hanno fatto un passo indietro, i maestri e i professori della scuola pubblica hanno fatto un passo indietro, i prossimi alla pensione hanno fatto un passo indietro, i giovani fanno passi indietro da quando sono nati perché se ne facessero uno in avanti scoppierebbe la rivoluzione, i lavoratori del Sulcis hanno fatto un passo indietro e sono andati a lamentarsi direttamente dal Papa, gli artigiani hanno fatto un passo indietro e pure le casalinghe che se arretrano di un altro passo non si sa dove diavolo possono cadere. Le copie di fatto hanno mosso un passo indietro, i consumatori hanno fatto un passo indietro, e perfino i clochard non chiedono più un euro per il panino ma 50 centesimi, colpa della crisi. Gli avvocati non hanno fatto un passo indietro. I farmacisti e i notai neppure, i tassisti manco a parlarne. Gli evasori fiscali sono sempre in allerta come gli spalloni che portano il contante in Svizzera. La Fornero non fa un passo indietro e neppure Mario Monti, perché sennò l’Europa s’incazza. Silvio ha deciso che di passi indietro ne ha fatti pure troppi per cui nessun cedimento sulla Rai, sulla giustizia, sulle intercettazioni telefoniche, sugli editti bulgari, sulle farfalline per le fidanzate e sui Crodini delle cene eleganti: “Io ho dato” dice felice il politico con il più alto reddito del mondo conosciuto, 42 milioni di euro che Obama impiegherebbe tre vite e 17 mandati presidenziali prima di guadagnare. Napolitano avverte tutti: “Occorre fare un passo indietro”. Ma l’invito, si sa, è rivolto soprattutto ai sindacati che non vogliono che un lavoratore venga licenziato perché rompicoglioni o comunista o anarchico o gay o trans o ebreo o zingaro o curdo o esule libico e che pretendono ancora oggi, nell’era della ipertecnologia, che si tuteli soprattutto la dignità del lavoro e, di conseguenza, il diritto del lavoratore di essere tale. Ma siamo sicuri che l’Europa ci chieda solo di fare la carità mantenendo in vita un ectoplasma senza più attività né fisiche né cerebrali? Resta poco spazio per parlare di Roberto fru-fruFormigoni e della sua compagnia di indagati, ma basta lo stesso tanto il refrain non cambia. Iscritto nel registro degli attenzionati questa volta è il fratello di Gnazio, che di nome si chiama Romano (ma guarda tu!) e il di lui genero Marco Osnato (il sacro valore della famiglia dei pidiellini). Il congiunto stretto dell’ex ministro della Difesa, è indagato per finanziamento illecito ai partiti, un fuorisacco di 10mila pidocchiosissimi euro utilizzati per manifesti e santini. La “scuola Bertolaso” (“E che sono un morto di fame che mi faccio corrompere per 50mila euro”, disse ai tempi d’oro l’ex boss della Protezione Civile), in Lombardia non ha preso piede e gli indagati del regno di Formigoni di fronte ai mammasantissimi da milioni di euro al pezzo, sembrano proprio una manica di dilettanti. Romano La Russa si è difeso dicendo: “Al massimo mi possono fare un cazziatone perché non ho iscritto quei soldi nei contributi elettorali previsti dalla legge, ma parlare di finanziamento illecito mi sembra eccessivo”. La stessa cosa ha detto l’elargitore della somma in nero, Luca Giuseppe Reale Ruffino, service manager della Constructa che gestisce plessi condominiali per conto dell’Aler, azienda lombarda per l’edilizia residenziale. “Al massimo mi possono fare un cazziatone per non aver inscritto nella voce uscite del bilancio la somma elargita a Romano”. Insomma, non inserire finanziamenti alle campagne elettorali nei propri bilanci, pur essendo un reato non è peccato. Non mettere in bilancio le uscite per un politico, pur essendo un reato non è manco questo un peccato. Sono tutti cattolicissimi figli di Roberto per cui, andare contro la legge, se non è peccato non è neppure reato.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :